Lettera inviata da Maria Sapio - C’era una volta la scuola buona, fatta di libera docenza e di equità, trampolino di lancio per capaci e meritevoli, seppur privi di mezzi… in questo fantastico regno vi governava una figura mitica, il Preside, che era stato prima di tutto un libero insegnante. Egli , primum inter pares, coordinava i rapporti tra gli insegnanti e si poneva come un riferimento per loro e per le famiglie.
Questa scuola poneva l’accento sulla formazione del cittadino, portatore di dignità, oltre che depositario di diritti e doveri, particella originaria della società in cui il punto cardine è rappresentato dal pensiero critico e che ha come suo ineludibile presupposto pluralità e libertà di pensiero, diritti garantiti dalla Costituzione che, per usare una metafora cara al “padre costituente” Calamandrei, doveva coadiuvare il paese nella navigazione anche quando il mare è burrasca:
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-art. 33: L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
E` prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale.
Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.
-Art. 97: Le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l'ordinamento dell'Unione europea, assicurano l'equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico (1).
I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione.
Nell'ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari [28].
Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge [51 c.1].
Art. 98: I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione.
Se sono membri del Parlamento, non possono conseguire promozioni se non per anzianità.
Venne la burrasca…
Anno 2000, riforma Berlinguer, governo D’Alema. La nostra Scuola Pubblica Statale subisce il primo attacco con la parificazione tra pubblico e privato. Le nostre tasse da questo momento in poi serviranno a finanziare scuole paritarie, in maggioranza “diplomifici”. Questo rappresenta il “peccato originale” che costerà caro alla scuola…nel silenzio dei sindacati e dell’opinione pubblica, oltre che degli insegnanti proni ad un PD che aveva in loro un bacino di consensi incondizionati.
Come si aggira l’ostacolo dell’articolo 33?la riforma Berlinguer sancisce che non vi è differenza tra una scuola che è pubblica, in ogni caso, ma a gestione statale o privata…
Segue il ministro Fioroni, che promettendo un piano di assunzioni straordinario, blinda le graduatorie “permanenti” trasformandole in “g. ad esaurimento”. Stesse linee guida del ministro Gelmini, le cui modifiche sono state puntualmente bocciate per incostituzionalità…
Promesse, parole…a prescindere dalla “bandiera”, la scuola è sotto attacco: gli interessi imprenditoriali non hanno colore politico.
Il lungo travaglio sta per giungere al termine. Purtroppo, essendo la scuola il cuore della società, la crisi si estende e si può pertanto parlare di ECLISSI DELLA DEMOCRAZIA.
Il NON ELETTO Renzi, e la sua squadra di governo stanno per sferrare l’attacco mortale. Si spera non sia troppo tardi…
La scuola sta riscoprendo l’orgoglio e i sindacati sembrano essere di nuovo uniti e forse per la prima volta contro un governo a guida PD…
La manipolazione mediatica è parte integrante di questo piano non più “occulto”: i vari talk show e tg nazionali presentano il piano denominato “La buona scuola”, facendo leva sulla promessa di assunzioni di tutti i precari presenti in graduatoria, che negli anni hanno garantito il buon funzionamento della scuola pubblica statale, unico strumento di ascesa sociale, sbandierando numeri che si sono progressivamente ridotti nel tempo , senza che nei tg se ne dia notizia. Non solo. Nell’art. 8 del DDL LA BUONA SCUOLA è scritto a chiare lettere che “in caso di indisponibilità di posti non si procede all’assunzione”. Tradotto dal “politichese all’italiano”: chi non riuscirà ad ottenere l’assunzione con questo esiguo piano straordinario (?) RESTERA’ PER SEMPRE FUORI DALLA PROMESSA DI IMMISSIONE IN RUOLO, PUR AVENDO SERVITO IL PAESE DA INSEGNANTE PER ALMENO OTTO-DIECI ANNI ED AVENDO MATURATO IL DIRITTO ALL’IMMISSIONE IN RUOLO ATTRAVERSO L’INSERIMENTO IN GRADUATORIA PERMANENTE, POI AD ESAURIMENTO. Nel succitato articolo del DDL , comma 10 è infatti scritto che “a decorrere dal 1° settembre 2015 le graduatorie perdono efficacia”. Ecco cosa intendeva Renzi attraverso la sua “annuncite”: eliminazione della “supplentite” attraverso l’eliminazione dei diritti dei lavoratori precari della scuola (gli stessi che recentemente sono stati definiti in maniera sprezzante “lavoratori stagionali” e che la Giannini ha denominato abulici, squadristi…).
Nella predetta “riforma” si prevede tra l’altro che gli insegnanti, che non avranno più la titolarità nella scuola, saranno inseriti in albi territoriali le cui caratteristiche saranno più simili a delle “liste di proscrizione” che determineranno scuole di serie A , di serie B…e si potrebbe procedere fino alla Z. La “supplentite” che Renzi aveva promesso di eliminare sarà “istituzionalizzata”, in quanto i docenti saranno soggetti ad un piano triennale, redatto dal D.S. e sottoposto all’approvazione dell’Ufficio Scolastico Territoriale: art. 2, comma 5. Nello stesso art. si prevede l’ingresso dei privati nella scuola che in un passato mitico era pubblica e statale. “Bello, figo!” direte voi, arriveranno soldi. Ed io vi rispondo in maniera perentoria: per niente!. Perché? Immaginate cosa accadrà nelle aree a rischio, i vari Scampia d’Italia per intenderci, che in molti casi riescono a fare scuola di alto livello, facendo leva su quegli studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi, che la nostra costituzione si preoccupa di tutelare… Ebbene, saranno i primi ad essere ghettizzati: nella migliore delle ipotesi non troveranno sponsor disposti ad elargire fondi (diventeranno sempre più esigui quelli concessi dal MIUR, ricordiamo ancora una volta che lo Stato Già ora dirotta soldi che fanno parte della collettività verso le scuole private ). Spetterà alla capacità del D.S. riuscire ad attrarre imprese del territorio e non solo, a convincerli di puntare sui propri ragazzi…ok, ma quando le imprese del territorio sono coperture di clan mafiosi? Si consentirà a questi di “lavare” i propri introiti grazie alla scuola? Oppure: vi farebbe piacere se a finanziare la scuola dei vostri figli fosse una nota marca di patatine fritte, che per farsi pubblicità magari non esiterebbe a mettere cibo spazzatura a go go nelle scuole dei nostri bambini? O se a finanziarvi fosse una multinazionale che sfrutta proprio il lavoro di bimbi poveri in altre parti del mondo o… negli scantinati dei vostri condomini?
Veniamo all’art. 7, quello più annoso: “competenze del dirigente scolastico”.
Altra promessa: riduzione degli alunni per classe. Anche questo è subordinato alla volontà dell’ex Preside,oggi D.S, la cui forza smisurata sarà capace di spezzare le catene del parassitarismo : anni di lotte per conquistare diritti fondamentali (maternità, allattamento, misure in favore della disabilità-legge 104, …) rischiano di essere spazzati via. Egli infatti sarà libero di scegliere la sua “squadra” attingendo agli “albi territoriali” senza tener conto di graduatorie e titoli ma esclusivamente sulla base di ciò (e di chi) riterrà più opportuno. Se alla fine del triennio avrai “lavorato bene” sarai riconfermato nell’organico. Altrimenti…? E per “lavorare bene” cosa si intenderà? Rinuncia ai propri diritti, magari a fare figli (gli stessi che dovranno poi crescere come “clienti” nelle scuole di domani…) volendo essere ottimisti. Va da sé che molto più probabilmente si darà spazio al clientelismo che la nostra italietta ben conosce.
Bisogna prestare attenzione a giudicare, soprattutto quando si fa riferimento a tutele sociali. La campagna mediatica cui ho già accennato ha fatto leva proprio su quest’ultimo punto: docenti nient’altro che un manipolo di “104isti” buoni a fine mese a fregare lo stipendio. Io rispondo che sicuramente tra le pieghe del sistema vi sono degli abusi che ne rappresentano l’anello debole. Ma in questo modo si prende di mira l’anello sbagliato: la scuola, che sinora è riuscita comunque a far progredire il paese, tanto che se il MIUR non trova i soldi per finanziare la ricerca, trattenendo i talenti migliori su cui ha investito per anni , per tutta risposta i nostri giovani, figli di una scuola egualitaria, sono molto ricercati all’estero, dove trovano posto nelle più prestigiose università. Verrebbe da chiedersi se icervelli in fuga non siano quelli di chi ci governa, a cui chiediamo, per il bene del paese, di recuperare il senno.
Lo Stato non è riuscito ad arginare il fenomeno dei falsi invalidi ed ora chiede ai D.S. di farsi giustizia da soli, attribuendo loro dei poteri smisurati quasi come se questi fossero de novelli Sansone. Io dico: facciamo attenzione! La scuola è il tempio del sapere. Ed è proprio un tempio che è crollato sotto la forza di Sansone, eroe solitario…