Buongiorno, in attesa dell'apertura delle scuole, sfruttando quel poco che resta dell'estate, eccovi un consiglio di lettura estivo (ma anche invernale per i nostri studenti): "La mente che scodinzola".

Da profano della biologia e del'etologia, ho provato a leggere il libro di Giorgio Vallortigara, La mente che scodinzola, come se fossi uno studente liceale. Il libro è scritto con un linguaggio comprensibile, mai tecnico, con alcuni disegni o foto, messe un po' qui e lì e di cui non si capisce, però, a pieno l'utilità ai fini della comprensione (ma rivelano la passione dell'autore per i pulcini). Il libro è in alcuni tratti dispersivo e confuso, sostanzialmente l'autore ha preso alcuni suoi articoli e li ha modificati facendone non sempre segue un discorso lineare.

Il libro è una indagine sulla storia naturale delle menti, sul comportamento degli esseri viventi, sulle cause che muovono determinate azioni; è sostanzialmente diviso in due parti.

Una prima parte, la meno interessante per quanto mi riguarda, dove l'autore descrive le sue ricerche sugli animali (in special modo pulcini); senza esprimere giudizi etici, l'autore descrive le idee innate degli animali. Ho trovato interessante, da fisico, l'esperimento dove dei pulcini vengono posti di fronte a due cubi, uno possibile ed uno impossibile (di Escheriana memoria per intenderci) , indipendentemente dall'imprinting, i pulcini preferiscono appena nati avvicinare "come mamma" il cubo possibile. Perché i pulcini preferiscono i cubi possibili? Forse conoscono la fisica o la matematica? Ebbene scelgono il cubo possibile perché glielo ha insegnato la selezione naturale nel corso dei milioni di anni. In pratica il cervello ha già dentro di sé delle inferenze indipendentemente dalle esperienze e dall'apprendimento che sperimenterà nel corso della propria vita.

Così il nostro cervello, già prima della nascita (quindi anche quando eravamo nella pancia di nostra madre) ha un bel po' di conoscenza di fisica, certo la fisica dei cartoni animati, ma pur sempre una fisica che ci permette di interagire con gli oggetti macroscopici (un pulcino appena nato sa se deve dirigersi verso una pietra inanimata o un oggetto animato, la madre).

Un neonato appena nato non possiede ancora un linguaggio, inteso come frasi, discorsi, eppure possono pensare in assenza di linguaggio? L'autore presenta una serie di ricerche sulla cognizione di uomini adulti che per qualche problema neurologico hanno perso la parola, oppure gli stessi animali che non possiedono la parola, e scopre che ben prima del linguaggio conoscono ben due rappresentazioni numeriche , ad esempio. Una di tipo analogico, dove sanno interpretare la magnitudine di una grandezza (il quante volte, la frequenza), una di tipo aritmetica, esatta, ma limitatamente ai numeri 1 , 2 e 3(alcuni anche il 4).

La seconda parte del libro è invece quella più interessante: qui l'autore , in relazione agli esperimenti condotti, fa congetture, ipotesi, costruisce dei modelli . La domanda cruciale è: il comportamento degli esseri viventi è dettato dall'esperienza (quindi siamo delle tabulae rasae alla nascita) o nasciamo con dotazioni biologico-cognitive specifiche e sofisticate?

Scopriamo che accanto ad una fisica elementare, ad una aritmetica semplice su piccoli numeri, ad una geometria di spazio che include un concetto metrico e di senso (destra e sinistra), i neonati della nostra specie (e non solo) posseggono idee innate su oggetti animati e inanimati, addirittura concetti teologici e morali.

Il cervello riconosce gli oggetti animati per ragioni di selezione naturale, un pulcino deve sapere se di fronte ha una foglia d'erba oppure un gatto o una gallina (in questo caso , capisce che è animato ma non distingue chi dei due possa essere sua mamma, ahimè).

L'autore mostra come il riconoscimento di un oggetto animato provenga da alcune caratteristiche, tipo volto o il movimento coordinato delle parti del corpo (viene simulato, con delle luci, il movimento di una gallina e il pulcino riconosce queste luci come un oggetto animato).

Il libro si conclude con delle considerazioni di tipo etico, ad esempio l'autore è convinto che l'idea di Dio nasca non dall'esterno, ma sia presente in noi , come pura evoluzione della specie; in pratica, la religione è un "sottoprodotto di sistemi cognitivi che si sono evoluti come adattamenti specifici per altri scopi e che includerebbero sia le predisposizioni biologiche a una sorta di naturale dualismo mente-corpo, sia l'ipersensibilità ai segnali di intenzionalità e di disegno"(p.154). Allo stesso modo, i concetti quali altruismo, collaborazione, di bene o di male, sono frutto dell'evoluzione, dove i comportamenti sociali sono da preferire, così come la credenza in una divinità.

Se uno vi regalasse una maglia indossata da un serial killer la indossereste mai? Davvero pensate che la tendenza omicida possa risiedere nella maglia?

Eppure l'essenzialismo è presente nei bambini fin dalla nascita. Le "essenze servono a distinguere i membri di una categoria come simili a causa di una struttura interna, che è comune a tutti loro e che è innata o biologicamente determinata".

Il pensiero teologico , l'essenzialismo, il dualismo intuitivo si sono sviluppati quale adattamento per riconoscere potenziali prede, predatori, partner sociali o sessuali. Se vediamo un ramo spezzato in un bosco lo interpretiamo come segno che "qualcuno" sia passato di lì, se oggi ci è passato un mal di testa che "qualcuno" ci ha aiutati a farlo passare, più che come evento naturale.

Non mi esprimo sulla veridicità di certe ipotesi, debbono essere proposte, ma scrivere congetture etiche, teologiche sul comportamento solo di "alcuni" animali o di alcuni esperimenti, ci dice solo che la strada verso un modello scientifico è ancora lunga.

Se avete libri scientifici da consigliare (a studenti e non) o volete recensirli, scrivetemi ad Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.