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Lo studio delle lingue straniere  rappresenta una delle tematiche fondamentali su cui la Commissione Europea ha centrato il suo interesse, infatti nell'incontro tenutosi a Bruxelles nel novembre 2017,”Rafforzare l’identità europea grazie all'istruzione e alla cultura” si pone appunto l’attenzione sull'istruzione e la cultura in quanto esse vengono considerate due punti cardini  per poter fornire alle persone le competenze necessarie sul mercato del lavoro per potersi adeguare e saper  fronteggiare le circostanze mutevoli che caratterizzano la nostra società  in continua metamorfosi.

Essere cittadini europei significa conservare la propria identità culturale, i propri valori comuni ma significa anche sapersi rapportare e integrarsi con le altre culture, e in questa fase l’apprendimento delle lingue straniere rappresenta una priorità, infatti il processo di integrazione europea richiede l’acquisizione di buone competenze linguistiche, e oggi la conoscenza di un’altra lingua oltre a quella madre, rappresenta una vera sfida in quanto  circa la metà dei cittadini dell’UE parla e capisce solo la propria lingua madre mentre al contempo un’ampia maggioranza di Stati membri ha reso obbligatorio l’apprendimento di due lingue straniere per tutti gli studenti del sistema d’istruzione generale. La raccomandazione dell’U.E. è quella di migliorare l’apprendimento delle lingue in Europa, in cui si stabilisca che entro il 2025, tutti i giovani europei che concludono un ciclo di studi secondari dovranno avere una buona conoscenza di due lingue oltre a quella della propria lingua madre (o delle proprie lingue madri).

 

La rete Eurydice della Commissione europea ha pubblicato nel 2017 una sintesi sui dati relativi all’insegnamento delle lingue a scuola in Europa “KEY DATA ON TEACHING LANGUAGES AT SCHOOL IN EUROPE” (Cifre chiave dell’insegnamento delle lingue a scuola in Europa), nella quale viene ribadita l’importanza dell’apprendimento di due lingue straniere da un’età il più possibile precoce.

All'inizio di questo secolo, l'insegnamento di due lingue sin dall'infanzia non era per nulla preso in considerazione nella maggior parte dei paesi europei. Infatti, quindici anni fa, nella maggioranza dei sistemi, gli studenti iniziavano ad apprendere la prima lingua straniera come materia obbligatoria tra i 9 e gli 11 anni di età. Dal 2016 invece, l’apprendimento obbligatorio delle lingue straniere inizia prima degli otto anni, ovvero all'inizio dell'istruzione primaria nella maggior parte dei paesi, mentre in alcuni parti addirittura dalla scuola dell'infanzia. In Italia nel decennio 1995-2005 vennero attivati dei processi di sperimentazione per guidare le scuole dell’infanzia all’insegnamento della lingua straniera ma non ci fu nessuna normativa di riferimento e nelle Indicazioni Nazionali 2012 non è previsto l’insegnamento di una lingua straniera nella scuola dell’infanzia, ma viene evidenziato il fatto che i bambini vivano in ambienti plurilingue, quindi se guidati nel modo appropriato possano familiarizzare con la lingua straniera rapportandola ad eventi quotidiani. Per quanto riguarda la scuola primaria, fu la legge 53/2003 che rese obbligatorio l’insegnamento della lingua inglese a partire dal primo anno della scuola primaria (6 anni) e l’insegnamento della seconda lingua a partire dagli 11 anni. La riforma italiana del 2010 rese obbligatorio l’apprendimento delle lingue straniere sino al termine della scuola secondaria superiore.  

 La legge del 13 luglio 2015 n° 107 ha previsto la valorizzazione e il potenziamento delle competenze linguistiche, con particolare riferimento all'italiano nonché' alla lingua inglese e ad altre lingue dell'Unione europea, anche mediante l'utilizzo della metodologia CLIL (Content Language integrated learning)

La metodologia CLIL prevede l’utilizzo della lingua straniera in altre discipline, infatti dal 2010 tutti gli studenti dell’ultimo anno di istruzione secondaria superiore apprendono una disciplina in lingua straniera, mentre il percorso linguistico prevede questo utilizzo a partire dai 16 anni e ai 17 anni l’introduzione di una seconda materia in un’altra delle tre lingue di studi.

L’ANILS (ASSOCIAZIONE NAZIONALE INSEGNANTI DI LINGUE STRANIERE) da anni si occupa dell’insegnamento delle lingue, fu fondata nel 1947 e nel 1949 tenne il primo congresso, un periodo in cui l’insegnamento delle lingue non aveva una valenza così importante come l’ha oggi. Solo in tempi recenti l’ANILS ha visto concretizzarsi molte delle battaglie per le quali si era impegnata rigorosamente:

L’ANILS sotto la guida del suo Presidente prof. Paolo Balboni (Professore di Didattica delle Lingue Straniere Moderne all’Università Ca’ Foscari di Venezia) ha stilato un documento inviato al Miur, allo scopo di condividere con le Autorità Scolastiche, uno spunto di riflessione su alcune delle tematiche che sono stato oggetto di dibattito tra i membri dell’associazione e il prof. Balboni:

La separazione tra le varie componenti dell’educazione linguistica: italiano lingua materna; lingua inglese obbligatoria; altre LS, obbligatorie nella secondaria di 1° grado (con orario ridotto) e in alcuni indirizzi nel 2° grado; lingue classiche nei licei; lingue locali, nelle aree bilingui; italiano L2, per studenti non italofoni (non per tutti gli ‘stranieri’, spesso italofoni), potrebbe creare una confusione allo studente a seguito dei diversi approcci che un insegnante possa avere nel divulgare le sue conoscenze per cui sarebbe opportuno creare una certa sinergia tra gli stessi insegnanti al fine di creare una linea comune nell’insegnamento  delle diverse lingue che gli studenti affrontano in classe.

Incremento delle ore nella primaria soprattutto nei primi tre anni, introduzione del metodo CLIL adattato ai bambini della primaria; maestri qualificati, in possesso del B2; inserimento nel  piano di studi di Scienze della formazione un corso di didattica delle lingue, oggi assente; un piano di formazione linguistica e glottodidattica per i docenti di scuola dell’infanzia, incremento delle opportunità di scambi internazionali sia per i docenti che per gli studenti, passare a 3 ore settimanali per la seconda LS nelle secondarie di 1° grado.

Continuità didattica tra la primaria e secondarie di 1° e 2° grado, attraverso la formazione degli insegnanti per migliorare l’intercomprensione tra gli stessi ed evitare che ogni inizio di ciclo sia caratterizzato da una partenza di base, come se gli alunni non avessero mai studiato quella lingua e perdere inevitabilmente quello che si è fatto in precedenza.

Sperimentare la metodologia CLIL ad inizio del triennio in modo da infondere negli alunni una maggiore sicurezza e acquisire le competenze giuste. Consentire il CLIL anche nelle altre lingue oggetto di studio. Stimolare le esperienze CLIL fin dalla scuola primaria, in modo che gli studenti della secondaria di secondo grado, si trovino dinanzi ad un orizzonte sconosciuto con le relative difficoltà che comporta.

Un piano di formazione alla connessione per interscambio linguistico, che realizzi una didattica per competenze e che possa preludere anche a scambi fisici e non solo telematici

Rivedere l’assetto di CFU qualificanti per accedere alla A023, in modo da permettere agli insegnanti di lingua di accedere all’insegnamento di italiano agli stranieri in quanto la classe di concorso A023 è solo per i laureati in lettere e comprende esami di latino che ovviamente non servono per insegnare italiano ad un cinese.  Si propone che alle ‘medie’ l’insegnante di LS, che si abilita per “Inglese e Altra Lingua”, possa avere come ‘seconda lingua’ di abilitazione l’italiano a stranieri, contribuendo a gestire il problema negli istituti comprensivi, cioè dove è maggiormente sentito.

L’ANILS ritiene che si tratti di un campo aperto che basta richiamare senza bisogno di approfondimento, tanto siano evidenti.