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scuola

Da Bruxelles il recentissimo studio condotto dall'OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico,Come si sono evoluti gli stipendi degli insegnanti e come si relazionano con quelli dei docenti universitari?”, non lascia margini di errori: purtroppo (e lo sapevamo già), i dati mostrano non solo che "il nostro Paese ha il “corpo insegnante più anziano rispetto a tutti i Paesi dell’Ocse”,ma che siamo i più poveri e mal pagati rispetto ai nostri colleghi che vivono in Europa e nel resto del Mondo.

Il compenso e le condizioni di lavoro - spiega il focus - sono fattori importanti per attrarre, sviluppare e trattenere una persona altamente qualificata come forza lavoro e, in particolare, i salari degli insegnanti possono avere un impatto diretto sulle decisioni individuali di intraprendere la carriera dell'insegnamento”. In Italia, “si registra una delle quote più basse d’insegnanti di sesso maschile. Dai 6 ai 7 insegnanti su 10 sono ultracinquantenni, circa il 65%, mentre 8 insegnanti su 10 sono di sesso femminile”

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Dati:

l’incremento medio degli stipendi tra il 2005 e il 2014, in termini reali, è:

La tendenza diffusa è quella di investire di più nei diversi sistemi dell’istruzione pubblica, premiando insegnanti e personale.

Come spiega l'OCSE, i nostri stipendi sono “relativamente bassi e  variano tra il 76% e il 93% della media Ocse”

Stipendio medio dei docenti è pari a:

Dal 2005 al 2014, le retribuzioni dei docenti:

 

 

Commenti:

Per Francesco Sinopoli, segretario generale FLC CGIL, per recuperare il gap di investimenti mancano almeno 17 miliardi di euro.

(…) Che gli stipendi degli insegnanti, a parità di tempo di lavoro, siano sempre più poveri è un fatto ormai accertato. Essi non hanno avuto più alcun aumento da circa un decennio e fanno molta fatica a fronteggiare le spese necessarie per la vita quotidiana se si considera che un docente appena assunto non supera i 1.300 euro mensili e si ferma a 1.800 a fine carriera. Tuttavia, mentre la media Ocse dei salari cresceva, sia in percentuale che in termini assoluti, in alcuni Paesi si è registrata invece una decrescita, e una oggettiva perdita salariale, in alcuni casi molto marcata, come nel Regno Unito, Italia, Grecia, Portogallo e Spagna.

I numeri testimoniamo come la crisi e le difficoltà economiche di questi anni siano state affrontate diversamente dall’Italia rispetto ad altri paesi. C’è chi ha ritenuto di investire nell’istruzione pubblica, e quindi anche negli stipendi dei docenti, quale occasione per superare la crisi, e c’è chi invece - tra questi l’Italia - non ha saputo far di meglio che far soffiare i venti della crisi su una categoria che ricopre invece un ruolo decisivo per la promozione delle nuove generazioni. Così, in Italia le condizioni di lavoro dei docenti, e di tutto il personale della scuola, peggiorano di giorno in giorno.

L'imminente avvio delle trattative per il rinnovo contrattuale, bloccato dal lontano 2009, rappresenta un'occasione formidabile per fare un'operazione di giustizia e di verità. Confidiamo nel fatto che il Governo, dinanzi alla muta eloquenza di questi dati, faccia la sua parte e metta a disposizione le risorse necessarie e allinei gli stipendi dei docenti italiani a quelli dei loro colleghi di area Ocse. Non è solo questione di redditi ma di dignità della professione docente. Perciò, occorre colmare quel divario rilevantissimo che  purtroppo esiste anche tra l’Italia e la media europea riguardo agli investimenti pubblici in istruzione. Un gap di più di 1 punto percentuale che fa la differenza (circa 17 miliardi di euro) e che marca la distanza tra un paese declinante e uno che invece investe in conoscenza per aprire le porte del futuro.

Pino Turi, Segretario generale Uil scuola: in Italia  abbiamo pagato la crisi con il blocco delle paghe, altrove si investe nella scuola.(...) “Nel nostro paese c’è una grande questione salariale.

 

Maddalena Gissi, Segretaria generale Cisl scuola: “In un Paese con mille problemi, i docenti sono l' unico baluardo in tutti gli angoli d' Italia. È per questo che abbiamo bisogno di un riconoscimento sociale e di un reale investimento in termini economici. Colgo positivamente la dichiarazione della ministra Fedeli (nemmeno una settimana ha infatti dichiarato:“gli insegnanti dovrebbero guadagnare almeno il doppio. Almeno 3mila euro piò o meno”) che ha compreso le difficoltà della scuola a partire dal gap stipendiale dei docenti italiani. Ora aspettiamo azioni concrete”.

 

Marisa Nicchi, Luisa Bossa, Eleonora Cimbro e il senatore Miguel Gotor di Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista: “l’Ocse ha definitivamente tolto ogni velo alla retorica della buona scuola e accertato che lo stipendio medio dei docenti della scuola italiana è inferiore a 1.500 euro netti al mese” .

 Angel Gurria, Segretario Generale dell’Ocse dai microfoni di "Eunews": in una situazione come questa con pochi investimenti e insegnanti più vecchi la qualità dell’educazione rischia di essere minore di quella necessaria”.

Paola Pelino, vicepresidente dei senatori di Forza Italia: “la formazione dei nostri giovani dovrebbe essere una priorità per il governo, e i docenti andrebbero motivati e incentivati anche e soprattutto sotto l’aspetto economico” ha dichiarato sottolineando che “soltanto la Grecia tratta peggio i suoi insegnanti”. (...)Mi auguro che il ministro Fedeli passi rapidamente dalle parole ai fatti e in sede di rinnovo del contratto, bloccato dal 2009, sani un gap odioso e restituisca dignità a chi contribuisce in maniera determinante al futuro dei nostri figli e del nostro Paese”.

 

Prof.Salvo Intravaia dalle pagine di Repubblica: I salari degli insegnanti possono avere un impatto diretto sulle decisioni individuali di intraprendere la carriere dell’insegnamento“, dicono dall’Ocse. In definitiva, “paghe più alte possono assicurare docenti maggiormente motivati e bravi al sistema formativo di un paese” .

 

Maria Mussini, vicepresidente del gruppo misto al Senato: visto che “il ministro Fedeli , visto è convinta che gli insegnati dovrebbero essere pagati il doppio rispetto a quanto percepiscono, potrebbe cominciare almeno col dimezzare o ridurre di due terzi il numero di studenti per classe. In questo modo in attesa di trovare il coraggio per uniformare i salari della docenza italiana a quella del resto d’Europa, si potrebbe in parte alleviare la fatica di maestri e professori sulle cui spalle, da venti anni a questa parte, pesano anche tutte quelle responsabilità che società e famiglie oberate dalle difficoltà non riescono più ad assumersi”. (...)I dati Ocse sugli stipendi dei docenti italiani, purtroppo, non stupiscono chi conosce a fondo il mondo della scuola. Un livello salariale che, calato nelle diverse realtà del Paese, con qualità e costi della vita differenti, può rivelarsi addirittura insufficiente ai bisogni anche solo di sopravvivenza di un insegnante ”.