L'ANP (Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola), l’Organizzazione sindacale maggioritaria dei dirigenti delle istituzioni scolastiche che dal 2002 rappresenta anche le alte professionalità docenti e la FlcCgil scuola, scendono in campo in merito alla valutazione dei Dirigenti scolastici in discussione al MIUR, rilevando numerose criticità.
L'Associazione nazionale dei presidi, nell'incontro svoltosi ieri a Viale Trastevere, ha infatti ribadito la sua posizione sui cambiamenti alla legge 107, soprattutto tramite l'accordo tra ministero e sindacati del 29 dicembre scorso e come ha spiegato il presidente di ANP, Giorgio Rembado, si sono pregiudicate le condizioni per arrivare a una giusta valutazione del preside. Siamo in piena controriforma, così abbiamo le mani legate. L'Anp - continua - sostiene da sempre la valutazione della dirigenza pubblica e della dirigenza scolastica. La valutazione, però, ha significato solo se le prerogative dirigenziali consentono un effettivo e incisivo intervento nella gestione del servizio per cui si è valutati. Poiché l’accordo politico del 29 dicembre sulla mobilità dei docenti comporta un'evidente contrazione degli strumenti a disposizione della dirigenza, Anp ritiene che siano pregiudicate le condizioni per procedere ad una corretta valutazione dell’azione dei dirigenti: non si può pretendere di valutare i dirigenti se gli vengono tolti gli strumenti per agire non possono rispondere dei risultati se gli vengono tolte prerogative dirigenziali. Non si può depotenziare l’organico dell’autonomia con deroghe continue alla legge, vanificando l’attuazione di qualunque progettazione formativa triennale. In sostanza: non si può valutare il dirigente se non ha potere decisionale.
Nella stessa occasione, l'ANP ha, ribadito al Ministero la propria posizione riguardo alla valutazione del dirigenti, già espressa nell’incontro dello scorso martedì 17 gennaio, così come di seguito indicato:
La valutazione deve essere un supporto all’azione dirigenziale, in aggiunta agli altri strumenti gestionali e organizzativi che consentano al dirigente di incidere sull’efficienza del servizio.
La situazione determinatasi a seguito dell’accordo politico del 29 dicembre, di fatto una controriforma che delude le aspettative di cambiamento della scuola tutta, costituisce per i dirigenti il venire meno del presupposto da cui la valutazione prende significato:
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non si può pretendere di valutare i dirigenti mentre vengono meno importanti strumenti per l’azione dirigenziale;
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non si possono contrarre le prerogative dirigenziali e poi chiedere al dirigente di rispondere dei risultati;
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non si può intervenire con un contratto tra Amministrazione e Sindacati del personale docente e ATA sulle prerogative dei dirigenti;
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non si può depotenziare l’organico dell’autonomia con deroghe continue alla legge, vanificando l’attuazione di qualunque progettazione formativa triennale;
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non si può valutare il dirigente nell’ambito di azioni corrispondenti a responsabilità per le quali non ha potere decisionale.
Anp ritiene che siano pregiudicate le condizioni per procedere ad una corretta valutazione.
Come spiega in una nota la Flc Cgil scuola, l’Amministrazione ha comunicato che a breve intende pubblicare la nota esplicativa n.2 (Portfolio del dirigente scolastico e strumenti di valutazione) che fa seguito al profluvio di atti amministrativi finalizzati all’implementazione del sistema per valutazione dei dirigenti scolastici legata per la prima volta nell’a.s. 2016/17 alla retribuzione di risultato.Ad oggi, dopo la Direttiva 36 del 18 agosto 2016, sono stati pubblicati dal MIUR: le linee guida (settembre 2011), la nota esplicativa n.1 sui piani regionali (ottobre 2016), la nota sulla valutazione dei distaccati (novembre 2016), la scheda tecnica sugli incarichi dirigenziali (dicembre 2016, anticipata in bozza ai dirigenti scolastici a giugno 2016). I direttori generali regionali hanno definito gli obiettivi regionali e pubblicato gli avvisi per il reclutamento dei coordinatori e dei componenti dei nuclei di valutazione e, successivamente, la costituzione dei nuclei.
Dall’insieme dei documenti, accanto ad una descrizione in parte condivisibile del lavoro del dirigente scolastico (che i diversi incontri sindacali hanno contributo a rendere coerente con la legge e con le sue funzioni di guida di una comunità professionale), emergono tutti i limiti e le forti criticità di una valutazione definita unilateralmente dall’amministrazione, non fondata su obiettivi e criteri/indicatori condivisi, non supportata da competenza e terzietà dei valutatori. La FLC ha denunciato fin dall’inizio tutti rischi di scarsa trasparenza e di iniquità di un sistema di valutazione che di fatto produce l’“assoggettamento” dei dirigenti scolastici ai Direttori Generali e la limitazione della libertà delle scuole autonome, Che questo stia avvenendo è già ampiamente provato dall’inserimento tra gli obiettivi regionali della partecipazione delle scuole alle “reti di ambito” sulle quali i Direttori Generali cercano di “scaricare” i compiti amministrativi che non sono più in grado di svolgere. L’assenza di terzietà, di competenza e di esperienza dei valutatori che emerge dalla pubblicazione dei nuclei nella maggior parte delle regioni, conferma che sarebbe bene fermare il processo in corso e aprire immediatamente un confronto con il Sindacato. Le iniziative di informazione e di discussione sulla valutazione, avviate dalla FLC CGIL in tutte le regioni, stanno registrando il profondo disagio della categoria e la forte richiesta che il MIUR ed il Governo prendano finalmente atto della necessità di rivedere tutto il processo di valutazione anche alla luce della pessime condizione di lavoro dei dirigenti scolastici e delle loro rivendicazioni retributive. Nell’incontro abbiamo perciò ribadito la richiesta, avanzata insieme a CISL Scuola, UIL Scuola e SNALS CONFSAL, di aprire il confronto con i sindacati rappresentativi dell’Area V.
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