Decreto di sperimentazione sulla riduzione di un anno del ciclo secondario atto illeggittimo. Questo quanto sembrerebbe emergere leggendo il decreto che ha istituito il percorso sperimentale abbreviato. Il decreto, che qui pubblichiamo in allegato, riguarda tre scuole secondarie statali: IIS Majorana di Brindisi, ITE Tosi di Busto Arsizio, IS Anti di Verona. Anche il Liceo Flacco di Bari ha ricevuto l'ok dal Ministero. Ad oggi quindi risultano autorizzate le sperimentazioni per i seguenti istituti paritari il Liceo Carli (Brescia), il collegio San Carlo (Milano), l’istituto Olga Fiorini (Busto Arsizio). Non è dato sapere se siano già state autorizzate dal MIUR tre scuole campane il Liceo Sannizzaro di Napoli, il Liceo “Garibaldi” di Napoli, I.S. “Telesia” di Telese Terme di Benevento.

 

Tutta l'operazione avviene senza un quadro di riferimento nazionale e senza il previsto parere obbligatorio del CNPI (Consiglio nazionale della pubblica istruzione) di cui all'art.11 del DPR 275.

Secondo alcune sigle sindacali che avrebbero letto le relazioni dei progetti sperimentali e la motivazione della riduzione di un anno francamente si rimarrebbe allibiti. I progetti infatti mettono in campo tutta una serie di interventi innovativi sul versante della didattica anche condivisibili che, sommessamente ricordiamo vengono già attuati in tante scuole del nostro paese, ma che non rilevano ai fini della riduzione di un anno. Eliminata quindi tutta questa parte descrittiva che costituisce il 95% del progetto e che potremmo chiamare, con un eufemismo, “foglia di fico”, ecco la motivazione reale: poiché le scuole si auto-denominano Internazionali in virtù di un aumento dello studio in lingua di alcune materie (ndr. si sta parlando della metodologia CLIL obbligatoria da quest'anno in tutte le scuole secondarie), sulla base di questa denominazione “si motiva la necessità di rispondere all'istanza internazionale offrendo un curricolo di quattro anni come quasi ovunque nel mondo e come accade nelle scuole italiane all'estero”. 
Assunto tutto da dimostrare e che sarebbe utile confutare dati alla mano, ma in ogni caso la motivazione non solo non è convincente ma molto probabilmente neppure legittima
Le scelte fatte in altri paesi in termini di durata dei cicli sono relative e hanno come quadro di riferimento, ad esempio sul versante del curricolo, tutto il percorso scolastico e conseguentemente interventi sulla durata del percorso di studi non riguardano solo il secondo ciclo ma si devono bilanciare con il primo ciclo. Non è infatti pensabile, approntare una modifica dei percorsi scolastici come senza una riforma complessiva dei cicli e dei saperi veicolati intervenendo sull'uno o sull'altro senza conseguenze.

Sembrano emergere inoltre tratti di incostituzionalità nella scelta portata avanti in modo solitiario dal MIUR. Ci sarebbe infatti molto da aggiungere nel merito dei progetti ma è il caso di segnalare un passaggio che sembra gravissimo. I destinatari del progetto, vale a dire gli studenti, devono mostrare un alto grado di motivazione, oltre all'impegno e alla determinazione nel raggiungimento dei propri obiettivi si favorirà nell'orientamento in ingresso, la scelta degli studenti con il rendimento migliore, dopo una selezione basata su colloqui motivazionali. 
Tradotto: selezione in ingresso e iscrizione solo per gli studenti migliori in barba a qualsiasi principio della pari opportunità che va riservata per l'accesso al diritto allo studio nella fase dell'obbligo scolastico (almeno al biennio).
Come non credere a questo punto che non si tratti di una mera volontà di preparare il terreno per nuovi tagli di personale per i prossimi anni dando sfogo alla fantasia più sfrenata per portare avanti questo disegno anche quando tra qualche anno gli effetti della riforma Fornero smetteranno di farsi sentire ?
Anche perchè a pensar male, quasi sempre ci si azzecca, visto che su tutto il quinquiennio la riduzione di un anno del percorso delle secondarie porterebbe ad un nuovo taglio di 40.000 docenti e 1.380 milioni di euro di risparmio !!

A questo punto sarebbe opportuno interrompere la sperimentazione e aprire una fase di ascolto che coinvolga il mondo della scuola, le associazioni sindacali professionali e studentesche. 

In allegato il testo del decreto diffuso dai sindacati