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vaccini scuola

Per ora nessun obbligo di vaccino per noi docenti: la Commissione Bilancio del Senato ha infatti respinto gli emendamenti per “mancanza di copertura”, in quanto la misura avrebbe comportato nuovi costi. Stessa motivazione anche per l'emendamento che prevede la possibilità di somministrare le vaccinazioni in farmacia.

Chiaramente ciò ha scatenato il malcontento tra i deputati, in primis  Paola Binetti (Udc) che ha dichiarato: "Che vaccinarsi sia cosa buona e quindi sia indispensabile raggiungere livelli di vaccinazione che vadano oltre il 90% della popolazione è un fatto noto, ma proprio per questo appare assolutamente paradossale la bocciatura da parte della commissione Bilancio dell'obbligo della vaccinazione di insegnanti e personale sanitario. Docenti e personale sanitario a contatto con i bambini non possono non essere vaccinati: ne va della credibilità dell'intero decreto. Che senso avrebbe vaccinare tutti i bambini di una classe se la prima fonte di contagio potenziale fosse la maestra o l'infermiera di un reparto?" Per l'assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera (Fi): "la motivazione dell'assenza di copertura finanziaria non è giustificabile il governo è tenuto a trovare le risorse necessarie quando è in gioco la salute pubblica, così come fa Regione Lombardia. Già dal 2005 offriamo gratuitamente le somministrazioni vaccinali, oltre che ai pazienti a rischio per patologia, a tutti gli operatori sanitari dell'area materno-infantile e malattie infettive, e al personale impiegato nelle scuole d'infanzia primaria e secondaria di secondo grado e nelle collettività infantili".

Intanto arriva anche un comunicato unitario delle OO.SS: Mentre è ancora in discussione l’approvazione del DL sui vaccini, apprendiamo che nella seduta notturna della Commissione Sanità del Senato del 10 luglio è stato approvato l’emendamento n. 1.0.100 che prevede le vaccinazioni anche per il personale scolastico a partire dal 2019. 

Secondo questo emendamento le vaccinazioni obbligatorie riguardano anche gli adulti lavoratori. Ancora una volta si rischia solo di produrre appesantimenti burocratici che poco hanno a che vedere con la prevenzione e con la tutela della salute. 
A parere di FLC-CGIL, CISL Scuola e UIL Scuola Rua e Snals Confsal, il provvedimento appare inutile, costoso e con evidenti problemi di applicazione, a partire dalle modalità con le quali certificare che un lavoratore adulto ha già avuto malattie infantili e pertanto ne è immune. 
Nel frattempo, mentre questo provvedimento interviene su un aspetto ancora da mettere a punto, legato alla salute delle comunità scolastiche, non passa l’emendamento che sblocca l’avvio del concorso dei DSGA, né sono state superate le pastoie burocratiche che continuano a bloccare il concorso dei i Dirigenti Scolastici. 
Ci auguriamo che, sia pure in ‘zona Cesarini’, la ministra Fedeli possa intervenire, visto che è ancora in atto l’iter di conversione del decreto: magari attraverso una delega al Governo per una corretta applicazione di una norma che così come è appare inapplicabile. Altra soluzione praticabile potrebbe essere lo stralcio dell’emendamento e il rinvio al dibattito parlamentare, per un approfondimento. 
Ciò al fine di evitare che la fretta indotta dalla conversione del decreto in scadenza possa produrre ulteriori molestie burocratiche, senza alcun reale beneficio rispetto agli obiettivi di tutela della salute pubblica che si intendono raggiungere con le vaccinazioni.
 

 

Riportiamo il resoconto stenografico di quanto sta accadendo in Senato ed  il Video con la diretta.

 

(2856) Conversione in legge del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale (Relazione orale) (ore 16,37)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2856.

Ricordo che nella seduta antimeridiana è proseguita la discussione generale.

È iscritta a parlare la senatrice Casaletto. Ne ha facoltà.

SCILIPOTI ISGRO' (FI-PdL XVII). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCILIPOTI ISGRO' (FI-PdL XVII). Signor Presidente, avevo richiesto di intervenire poco prima che intervenisse il collega Quagliariello per presentare una mozione d'ordine.

PRESIDENTE. Mi spiace, senatore Scilipoti Isgrò, ma la richiesta non mi è pervenuta. Inoltre, il senatore Quagliariello è un Presidente di Gruppo e quindi ha tale facoltà.

SCILIPOTI ISGRO' (FI-PdL XVII). Lo capisco, signor Presidente, ma io chiedo di poter intervenire ora per presentare una mozione d'ordine.

PRESIDENTE. Non è possibile, senatore Scilipoti Isgrò.

Ha dunque la parola la senatrice Casaletto.

SCILIPOTI ISGRO' (FI-PdL XVII). Sì, però, prima ancora di intervenire... (Il microfono si disattiva automaticamente).

Signor Presidente!

PRESIDENTE. Senatore Scilipoti Isgrò, lei non ha titolo per parlare e quindi le tolgo la parola.

Prego, senatrice Casaletto.

CASALETTO (GAL (DI, GS, MPL, RI)). Signor Presidente, nel Paese delle sempiterne emergenze da gestire con leggi che non risolvono nulla, anche questo decreto rientra nella diffusa modalità dei rappezzi. (Reiterate proteste del senatore Scilipoti Isgrò).

PRESIDENTE. Senatore Scilipoti Isgrò, la sua è una eco fastidiosa.

Non mi costringa a farle un richiamo all'ordine per una sciocchezza del genere. Interverrà in un altro momento della seduta.

SCILIPOTI ISGRO' (FI-PdL XVII). Signor Presidente, io invece domando di parlare ora!

PRESIDENTE. Non le spetta! La richiamo all'ordine e chiedo l'iscrizione del richiamo nel verbale della seduta.

Senatrice Casaletto, la invito a proseguire.

CASALETTO (GAL (DI, GS, MPL, RI)). Io sono favorevole alle vaccinazioni, che hanno permesso in passato e permettono oggi, di eliminare malattie infettive mortali e invalidanti come ad esempio la polio. E nessuno qui sta mettendo in dubbio l'efficacia del metodo vaccinale.

Oggi è la Ministra della sanità a chiederci, con toni fortemente allarmistici, una maggiore copertura vaccinale. E per ottenerla ricorre a un allarmismo colpevolizzante per legittimare l'imposizione, l'autoritarismo e il timore di incorrere in sanzioni pesantissime. Non voglio, in questo mio breve intervento, affrontare il discorso dal punto di vista scientifico. Non sono un medico ma dati scientifici vengono branditi come armi in questa, a mio parere, vera e propria crociata sostenuta dalla Ministra.

E non voglio scendere allo scontro di dati contro dati. Analizzare i dati scientifici è comunque fondamentale. Utilizzarli, però, in maniera strumentale come arma per la propaganda, o da una parte o dall'altra, dove vince chi ha più violenza verbale o capacità di seduzione delle coscienze o influenza sui mezzi di comunicazione, conduce a una parossistica confusione e sfiducia delle famiglie nel sistema sanitario e nelle istituzioni.

Capire perché vi è certamente un aumento della cosiddetta esitazione vaccinale in Italia, come dimostrato da studi molto accurati in Veneto e in Emilia-Romagna... (Vivaci commenti del senatore Scilipoti Isgrò).

PRESIDENTE. Senatore Scilipoti, l'ho già richiamata una volta.

CASALETTO (GAL (DI, GS, MPL, RI)). Non voglio in questo mio breve intervento affrontare il discorso dal punto di vista scientifico, visto che non sono un medico, ma dati scientifici vengono branditi come armi in questa che, a mio parere, è una vera e propria crociata, sostenuta dalla Ministra, e non voglio scendere allo scontro di dati contro dati. Analizzare i dati scientifici è comunque fondamentale; utilizzarli però in maniera strumentale come arma per la propaganda, da una parte o dall'altra, dove vince chi ha più violenza verbale, capacità di seduzione delle coscienze o influenza su mezzi di comunicazione, conduce ad una parossistica confusione e sfiducia delle famiglie nel sistema sanitario e nelle istituzioni.

Capire il perché vi è certamente un aumento della cosiddetta esitazione vaccinale in Italia, come dimostrato da studi molti accurati in Veneto e in Emilia-Romagna, aiuterebbe la comprensione di cosa davvero la popolazione si aspetta da uno Stato regolatore, che oggi in virtù delle leggi europee non controlla più nulla e non affianca davvero la popolazione su un tema di così vitale importanza.

Terrorizzare e obbligare le famiglie, come fa questo decreto-legge, crea in definitiva solo maggior sospetto e allontanamento dalla profilassi vaccinale. A fronte di una minore copertura di gregge il Governo probabilmente non dice quali siano tutte le vere cause del problema. L'Italia in questi ultimi vent'anni ha conosciuto una forte presenza di popolazioni provenienti da diversi Paesi del mondo. La popolazione accolta è ormai superiore al 5 per cento dell'intera popolazione italiana. Ha potuto questa essere affiancata da medici di famiglia e da una sanità efficace?

La popolazione caduta in stato di povertà è pari - ce lo dicono le statistiche - a più di 5 milioni di individui ed è in continua crescita. Siamo sicuri che le famiglie di questi individui possano pensare a informarsi e provvedere a vaccinare i propri bambini? La solidarietà è sacrosanta è intoccabile, ma questa è accompagnata da servizi pubblici efficaci e diffusi?

Inoltre non si ha paura dei vaccini per la disinformazione, come ritengono i proponenti dell'obbligo vaccinale, ma è l'aria di sfiducia nel Sistema sanitario nazionale che aleggia tra i dubbiosi a dipingere una sanità che viene percepita dall'utenza come poco trasparente, poco dialogante e per niente attenta al paziente e questo purtroppo avviene in tante Regioni italiane. Sappiamo invece quanto sia fondamentale il rapporto di fiducia medico-paziente per l'efficacia della terapia, come d'altronde sancito nel codice deontologico medico.

In fatto di vaccinazioni, dato che si tratta di un'azione preventiva, tale sentore può avere effetti molto più incidenti sul comportamento e sull'allontanamento da tale prassi, soprattutto in un momento storico che si avvicina all'emergenza ma che ancora non lo è, in cui gli effetti gravi delle malattie per cui ci si vaccina, non sono ancora così diffusi e tutti qui vogliamo che non si diffondano. Ma attraverso cosa? Attraverso un servizio sanitario che informi, educhi, affianchi il cittadino e lo rassicuri, aspirando a uno Stato che renda tutti noi parte della comunità italiana attraverso principi di correttezza, trasparenza e partecipazione alle scelte.

I tagli alla sanità, la tecnocrazia manageriale che ha invaso il settore sanitario, l'abbandono della figura del medico di base, i tagli all'educazione scolastica in materia sanitaria, che questo decreto-legge prova a tamponare in virtù dei rappezzi, in modo risibile, sono tra i principali colpevoli della diminuzione della copertura vaccinale in Italia. Su questi settori il Governo dovrebbe intervenire.

Ma non si può perché il fiscal compact, i parametri di Maastricht e la Commissione Europea ci impediscono di gestire le nostre risorse pubbliche interne anche e soprattutto in ambito sanitario.

La coercizione è un atto di chiusura del dialogo tra istituzioni e cittadini, specchio di uno Stato che riconosce di non avere le risorse e le capacità per prendere provvedimenti diffusi in direzione educativa e di promozione della salute, oltre a decretare il fallimento della comunicazione in medicina tra operatore e paziente nell'ambito delle vaccinazioni e della prevenzione. Già il mio collega, dottor Romani, nel suo intervento di stamattina ha ribadito l'importanza del rapporto di fiducia strettissimo per la validità e l'efficacia della cura tra medico e paziente.

II clima di fiducia in seno al quale nasce e si sviluppa il senso civico, prevede correttezza, sempre, anche quando la sincerità è difficile da mostrare e la cultura della prevenzione e il rispetto delle istituzioni è ciò che a tutti i cittadini dovrebbe permeare da uno Stato rispettoso, depositario di fiducia e attento ai cambiamenti sociali.

Va sottolineato e ribadito con forza che la funzione educativa di promozione della fiducia e di tutela della salute pubblica non può essere in alcun modo delegata a uno strumento quale la rete di Internet.

Per la salute dobbiamo affidarci alla scienza, ma la scienza e lo Stato democratico affiancano, educano e non impongono. Questo decreto dimostra nel modo più chiaro ed evidente che il Governo oggi non è in grado di assicurare tutto questo. (La senatrice De Pin espone dei cartelli con le scritte: «No decreto Lorenzin! Agenzia farmaco dichiara 22.000 casi di bimbi con danni neurologici in tre anni!»).

PRESIDENTE. Senatrice De Pin, ritiri quei cartelli.

Invito gli assistenti a intervenire per la rimozione dei cartelli.

DE PIN (GAL (DI, GS, MPL, RI)). Me li hanno dati le mamme questa mattina.

PRESIDENTE. Visto che un cartello non si nega a nessuno, diamone uno anche al senatore Malan.

È iscritta a parlare la senatrice Anitori. Ne ha facoltà.

ANITORI (AP-CpE-NCD). Signor Presidente, onorevoli senatrici e senatori, per questo intervento mi è venuto in mente un libro che ho letto tanto tempo fa scritto da un biologo e ottimo divulgatore scientifico che si chiama Jared Diamond, che ha scritto: «Armi, acciaio e malattie». Ciò che mi colpì fu il fatto che le malattie hanno decimato intere popolazioni delle Americhe e furono più le malattie dovute ai germi portate dai conquistadores a uccidere le popolazioni americane che non i conquistatori stessi. Il 90 per cento della popolazione indigena americana morì in questo modo. Le malattie sono dovute a mutazioni genetiche di germi che le popolazioni indoeuroasiatiche portarono perché erano a contatto con gli animali domestici. Gli allevatori del nostro continente euroasiatico avevano sviluppato una parziale immunità. Per cui, quando andarono nelle Americhe decimarono la popolazione indo-americana.

Faccio questo riferimento perché vengo da un convegno, tenutosi lunedì all'Istituto superiore di sanità in cui si è parlato dell'Health global fund. L'obiettivo per il 2030 è sconfiggere le tre grandi malattie quali la malaria, l'AIDS, la TBC, ma c'è ancora molto da fare. Invece noi ci stiamo preoccupando di non vaccinarci. Vedo un contrasto molto forte tra questo tipo di politica che si fa a livello globale e quella a livello nazionale. La salute globale passa per la vaccinazione e, secondo il Global alliance for vaccines and immunization (GAVI), si è passati da 12 milioni di bambini che morivano perché non facevano vaccinazione nel 1990 a 7,5 milioni nel 2010, per effetto di una campagna per la vaccinazione.

Ieri ho visto qua fuori persone che manifestavano per la libertà di scelta che può essere sacrosanta nel momento in cui non va contro la libertà delle persone e non inficia sia la salute dei propri figli che quella dei figli altrui. Ricordo che già nel 1700 ci fu una campagna di vaccinazioni fatta da Edward Jenner. Solo il 3 per cento dei vaccinati morivano, mentre il tasso di mortalità per coloro che non si vaccinavano arrivava fino al 40 per cento. Nel 1885 a Leicester ci furono grosse manifestazioni contro l'obbligo delle vaccinazioni dei bambini, che venivano vaccinati dallo Stato inglese quando avevano tre mesi. Mi sembra, per certi versi, che si sia tornati indietro. La cosa che mi colpisce è che sembra difficilissimo convincere le persone che dietro la decisione di prevenire e fare la vaccinazione non ci siano complotti oppure malattie come l'autismo che si svilupperebbe in seguito alle vaccinazioni.

In realtà noi dobbiamo far fronte a un problema di globalizzazione, in cui viaggi, spostamenti e migrazioni vanno a braccetto con le nostre malattie, quindi una campagna di prevenzione può solo proteggere i nostri figli.

Per quanto riguarda esempio gli adiuvanti che si inseriscono nei vaccini, i sali di alluminio sono stati in parte sostituiti e ci sono altri tipi di adiuvanti molto più efficaci e che non danno reazioni avverse o perlomeno sono molto limitate.

È ovvio che una libera adesione alle vaccinazioni sarebbe auspicabile, perché l'effetto che si ha sui bambini sarebbe anche più efficace, ma a un certo punto bisogna adottare delle soluzioni molto importanti per la prevenzione e quindi tutelare la salute di tutti, soprattutto dei più fragili. Quello che colpisce è l'alterata percezione, che sembra qualcosa di rinnovato nella nostra società, in cui il rapporto tra rischi e benefici non è ben apprezzato. C'è la convinzione che i vaccini siano inefficaci, soprattutto perché queste malattie vengono considerate lontane da noi. Tuttavia ricordo perfettamente che quando dovevo vaccinare i miei figli chiesi anche consiglio a mia madre, che chiaramente aveva un'esperienza diversa dalla mia. Per la pertosse era prevista una vaccinazione facoltativa e non obbligatoria e lei mi raccontò che quando era piccola passò mesi e mesi con questa tosse canina veramente fastidiosa, quindi mi disse di vaccinare assolutamente i miei figli perché era una patologia veramente fastidiosa. Inoltre ho un ricordo molto concreto del fatto che il papà dei miei figli ebbe il morbillo, fu ricoverato in ospedale almeno per un paio di settimane e rischiò la vita per questo. La mia percezione sull'essenzialità di vaccinare i figli è quindi molto concreta, perché io avevo avuto un'esperienza sia diretta sia indiretta; viceversa, abbiamo perso la memoria e non abbiamo più davanti a noi questo tipo di percezione.

Questa è un'esperienza del mio vissuto che vi posso raccontare come hanno fatto alcuni colleghi intervenuti, come il senatore Buemi; tuttavia sono stati condotti esperimenti concreti da autorità scientifiche e si è notato che famiglie informate sulla necessità di fare vaccinazioni, nonostante tutto, erano molto titubanti e non erano proprio convinte di procedere alle vaccinazioni; viceversa, quando l'esperimento è stato condotto su un gruppo di genitori a cui venivano mostrati gli effetti concreti di queste malattie (quindi del vaiolo, della poliomelite, eccetera), la percezione cambiava e l'aderenza alla vaccinazione è stata assolutamente maggiore, addirittura del 30 o 40 per cento in più rispetto al caso che avevo menzionato prima. Essere informati è importante, ma avere anche una conoscenza appropriata del problema è fondamentale, quindi ripeto che è importante conoscere prima di poter dire di fare o meno un vaccino.

In conclusione, ovviamente si tratta di un argomento molto ostico e importante, ma è pur vero che abbiamo una eredità importante, quella di pensare ai nostri figli che saranno le generazioni future che dobbiamo tutelare; soprattutto dobbiamo tutelare i più deboli e non possiamo pensare che lo Stato decida qualcosa che va contro gli interessi della nostra popolazione. È importante prenderci cura anche dei nostri figli, quindi cerchiamo di educare i genitori a compiere una scelta sì consapevole, ma anche nel rispetto degli altri. (Applausi dal Gruppo AP-CpE-NCD).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Serra. Ne ha facoltà.

SERRA (M5S). Signor Presidente, in premessa vorrei ricordare che ieri alla Camera è stato votato con la fiducia il decreto-legge n. 99 del 2017, regalando 17 miliardi di euro per sanare i conti di banche private; 17 miliardi che avrebbero potuto essere utilizzati per un anno di reddito di cittadinanza.

Questo come incipit, per mostrare attenzione e avviare un dialogo costruttivo con la cittadinanza tutta, poiché anche il decreto che discutiamo oggi ha avuto un iter, oserei dire, inadatto e offensivo per la cittadinanza tutta. Mi piace ricordare che nell'articolo 32 della nostra Costituzione si specifica come: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno» - e ripeto: nessuno - «può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». La legge dunque, non può in alcun modo superare i limiti imposti dal rispetto della persona stessa.

La Ministro ha spiegato che la legge è stata scritta per tutelare i bambini, benché l'obbligatorietà, senza un serio e puntuale iter informativo, per il tramite di una rete di medici e pediatri che aiutino i genitori alla conoscenza del percorso vaccinale vero e proprio, viene definita per me "coercizione". Siete passati da un'obbligatorietà di dodici vaccini a una di dieci, ma con ulteriori quattro vaccini consigliati. Quindi abbiamo dieci più quattro. Ministro, questa vostra scelta di imposizione costringe le persone a soccombere a una legge, sull'indicazione positiva del termine «di tutela della salute pubblica», ma con incolmabili zone d'ombra, che sopprimono i diritti e il rispetto dei cittadini.

Abbiamo tutti osservato la vicenda che ha visto prima l'annuncio a mezzo stampa, poi la formulazione di alcune indicazioni («dodici vaccini obbligatori») e ora la presentazione del testo con numerosi emendamenti e correzioni al testo; chissà cosa dovremo votare in Aula.

Ma andiamo con ordine, poiché nell'analisi degli articoli che in particolare vedono coinvolti gli istituti scolastici e il personale docente, all'interno degli articoli 3, 4 e 5, viene specificata la disciplina sugli effetti dell'inadempimento degli obblighi di vaccinazione relativamente ai servizi educativi, alle scuole e ai centri di formazione professionale regionale. In merito all'accesso, il presente decreto-legge opera una distinzione tra i servizi educativi per l'infanzia e le scuole dell'infanzia o cosiddette materne (ivi incluse quelle private), da un lato, e le restanti scuole come i centri di formazione professionale regionale, dall'altro.

Per il primo ambito di strutture (scuole per l'infanzia e servizi educativi per l'infanzia), la presentazione della documentazione costituisce un requisito di accesso, mentre per il secondo ambito la mancata presentazione non preclude l'accesso alla scuola o agli esami. Già in questi pochi passaggi troviamo delle discrepanze tra infanzia, adolescenti e giovani studenti; il provvedimento appare dunque incostituzionale, poiché si pongono delle differenze di tutela sanitaria tra persone, tra bambini e adolescenti.

Vi è poi l'emendamento della Commissione che propone di circoscrivere temporalmente, con la sostituzione di una nuova procedura, prevedendo che i dirigenti scolastici e i responsabili dei servizi educativi per l'infanzia e dei centri di formazione professionale regionale siano tenuti, all'atto dell'iscrizione del minore di età compresa tra zero e sedici anni, a richiedere ai genitori esercenti la responsabilità genitoriale entro il 10 settembre 2017. Tale termine può essere differito sino al 31 ottobre 2017. Sarebbe quanto meno opportuno che valutiate il fatto che il termine del 10 settembre è assolutamente incongruo, visto che numerose scuole hanno date d'iscrizione che possono essere antecedenti al 10 settembre.

È assurdo poi come la responsabilità della vaccinazione obbligatoria ricada solo e soprattutto sulla responsabilità dei genitori e, a cascata, dei docenti e dei dirigenti. Non ci si è posto minimamente il dubbio che questa responsabilità non ha senso che ricada su genitori e sui docenti, quando vi sono ritardi e inadeguatezze enormi in numerosi presidi sanitari, presenti in tutto il territorio sanitario? Abbiamo anche un magnifico emendamento che propone di introdurre, in via transitoria, l'esonero dall'insegnamento di un docente per ogni istituzione scolastica; tale esonero viene disposto per l'anno scolastico 2017-2018. E con quali finanziamenti? Sempre tramite il Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa. Ecco che si prevedono ulteriori tagli alla didattica; meglio mantenere tutti ignoranti.

Vi è poi il vergognoso emendamento che propone di consentire al Ministero della salute di avvalersi di un contingente fino a 20 unità di personale di altri Dicasteri in posizione di comando, al fine di definire le procedure intese al ristoro dei soggetti danneggiati da trasfusioni (tra questi ci sono anche i talassemici). Questo taglio ulteriore alla sanità pubblica è una vergogna, anche perché noi sappiamo in che condizioni sono gli ospedali pubblici di tutta Italia. (Applausi dal Gruppo M5S).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Rizzotti. Ne ha facoltà.

RIZZOTTI (FI-PdL XVII). Signor Presidente, signor Ministro, sono molto dispiaciuta perché ho poco tempo a disposizione per intervenire, ma almeno avremo più tempo per discutere sugli emendamenti. Purtroppo, un decreto-legge così importante sta spaccando il Paese. I vaccini sono fondamentali per la salute delle persone, ma questo decreto spacca e preoccupa il Paese perché ha trascurato il merito, ossia le vaccinazioni come pilastro della nostra salute per noi e per i nostri figli, usando un discutibile metodo che crea dubbi, paure, confusione, ritardi nella realizzazione e migliaia di ricorsi che intaseranno la giustizia, da cui ci potremo sicuramente aspettare sentenze variopinte.

Sappiamo già come mai in Italia dal 2012 ci sia stato un calo vaccinale: è stato grazie all'inchiesta della procura di Trani, che ha messo in relazione l'autismo con le vaccinazioni, smentito da tutto il mondo scientifico internazionale. L'inchiesta si è conclusa dopo quattro anni affermando finalmente che non c'è nessun nesso tra l'autismo e le vaccinazioni, ma ormai il danno era fatto, infatti c'è stato un calo notevole di vaccinazioni soprattutto in Puglia. Negli anni successivi al 2012 non c'è stato un sufficiente monitoraggio, eppure c'era già l'obbligo vaccinale con sanzione, ma solo dieci ASL hanno fatto segnalazione nel 2016. Non c'è stata in questi anni una campagna informativa e seria, non risibile come quella attuale, che avrebbe dovuto precedere il decreto.

Invece anche ora l'informazione è fatta male anche da chi dovrebbe per conoscenze scientifiche difendere il principio dell'importanza del valore delle vaccinazioni. Mi riferisco ad esempio a un'intervista rilasciata al «Corriere della Sera» dal presidente dell'Istituto superiore di sanità; mi riferisco a una trasmissione televisiva su La7, seguita da milioni di persone, in cui è stata fatta una dichiarazione secondo la quale anche se l'Italia fosse stato un Paese sperimentale per le vaccinazioni non ci sarebbe stato nulla di male. Non era quindi necessario un decreto che arriva a gamba tesa dopo che per anni si è fatto poco o nulla.

Tutti abbiamo salutato con grande condivisione un piano vaccinale perfetto, messo a punto dal Ministro della salute, ove si dava grande rilievo alla formazione e all'informazione, ma questo piano è stato praticamente annullato dal decreto stesso. Durante le audizioni in Commissione sanità, abbiamo avuto esperti dell'Associazione dei pediatri, abbiamo ascoltato Garattini dell'Istituto Mario Negri, la dottoressa Salmaso ed altri, e tutti hanno espresso dubbi e criticità sul metodo. Abbiamo udito i rappresentanti delle Regioni come Saitta e direttori delle ASL, e tutti hanno espresso dubbi e difficoltà ad ottemperare all'obbligo per mancanza di personale e di soldi. A tale proposito, spero che alcuni emendamenti, come il 3.7 e il 5.14 presentati dalla senatrice Puglisi, che non hanno nulla a che vedere con i vaccini ma riguardano delle assunzioni da parte del MIUR, vengano ritirati per rispetto a questa Assemblea.

Sarebbero invece state necessarie nuove assunzioni a livello delle ASL, dove il personale già lavora in condizioni difficili per tentare di erogare, ad esempio, i LEA. Alcune proposte sono state accolte in Commissione e per fortuna è stata cancellata quell'orrida proposta sulla patria potestà (un'idea che fa rabbrividire solo a pensarla). Sappiamo che il calo delle vaccinazioni, oltre alla magistratura, è dovuta a talk show in cui parlano opinionisti che non hanno una minima base scientifica. Purtroppo anche l'ordine dei medici si è svegliato un po' tardi: quindi, anche medici di famiglia e pediatri di famiglia non si sono spesi abbastanza in questi anni, a meno che non avessero dati per sapere che c'era un calo delle vaccinazioni.

Questo provvedimento ha un impatto devastante, ma siamo anche abituati a decreti o ad atti presentati da questo Governo, nonché purtroppo dal Governo precedente, con arroganza; provvedimenti legislativi estremamente malfatti. Il decreto-legge in discussione nasce invece da una reale esigenza del Paese, ma va esattamente nella direzione opposta, perché preoccupa le persone senza dare spiegazioni nei tempi leciti.

Ha dato modo a un popolo, al micropopolo No vax di avere argomenti per mettere dubbi a genitori allarmati per la violenza legislativa che ha fatto supporre le peggiori cose, compresi i conflitti di interesse.

Presidente, io faccio parte di una generazione che ha avuto a scuola compagni con la poliomelite. Faccio parte della generazione i cui genitori, quando c'era una febbre alta, tremavano, perché magari i figli di amici erano morti per la difterite o la pertosse, e credo che vaccinare i propri figli sia un grande gesto d'amore e responsabilità per il loro bene ed è più importante delle ansie che qualsiasi genitore può avere prima della loro vaccinazione.

Non condivido la scelta di alcuni, per ideologia, di non far vaccinare i propri figli, sfruttando anche quell'immunità di gregge per preservarli comunque dalle malattie, sfruttando i benefici delle ansie di altri che decidono di vaccinare i propri figli per senso di responsabilità.

Questo decreto-legge, in questa forma, con questa modalità, con questa tempistica, con queste sanzioni, con qualche marchetta - speriamo che la tolgano - alimenta le paure anziché convincere. È nato male, ma spero che da questa Assemblea possa uscire migliorato. (Applausi dal Gruppo FI-PdL XVII. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Bianco. Ne ha facoltà.

BIANCO (PD). Signor Presidente, colleghe senatrici e senatori, ringrazio quelli che sono intervenuti e quelli che pazientemente hanno ascoltato. Ringrazio la relatrice, non solo per il ruolo attento e responsabile che ha svolto nei lavori di Commissione, ma anche per la sua relazione all'Assemblea, assolutamente conforme - nello spirito e nella lettera - al dibattito che ha investito diversi profili della materia vaccinazioni. Ne tratterò alcuni, quelli che, a mio giudizio, ritengo più attinenti al merito del provvedimento e soprattutto qualificanti le scelte che hanno guidato e motivato le proposte di emendamenti approvati dalla Commissione.

Il primo profilo attiene al rapporto tra impianto tecnico-scientifico del provvedimento e potere legislativo. Una fattispecie particolare di un tema molto più grande che affronta i rapporti tra scienza e politica, la sottile linea di confine che separa l'autonomia della scienza e il potere legislativo: è stato, è e sarà oggetto di riflessioni e ricerche che abbracciano più discipline del sapere umano: la filosofia, l'antropologia, l'etica, la bioetica, la storia della medicina, l'epistemologia, il diritto, il bio dritto, il diritto costituzionale.

Sul piano concreto, nell'esercizio del potere legislativo, è proprio la giurisprudenza costituzionale a indicare la strada e, tra le tante sentenze in materia, vi leggo un passaggio della sentenza n. 282 del 2002 che considero la più vicina alle nostre fattispecie. (Brusio).

PRESIDENTE.Colleghi, vi prego di abbassare il tono della voce, almeno quelli che sono affianco all'oratore.

BIANCO (PD). Cito la sentenza: «Salvo che entrino in gioco altri diritti o doveri costituzionali - è un inciso che nella fattispecie riguarda i trattamenti sanitari obbligatori - non é, di norma, il legislatore a poter stabilire direttamente e specificamente quali siano le pratiche terapeutiche ammesse, con quali limiti e a quali condizioni. Poiché la pratica dell'arte medica si fonda sulle acquisizioni scientifiche e sperimentali, che sono in continua evoluzione».

Si tratta di una sentenza, che, peraltro, contrastava con una legge regionale che intendeva abolire una pratica - diciamo così - incivile nel trattamento di alcuni disturbi psichiatrici, oltre che inappropriata. Dunque, i fondamenti tecnico-scientifici su cui poggiano le proposte vaccinali hanno una loro autonomia dall'azione del legislatore. Il razionale della loro indicazione, somministrazione e valutazione degli esiti è tutto all'interno del metodo scientifico, quello che dagli inizi del 1800 ha profondamente trasformato le scienze naturali, compresa la medicina, che così è diventata scientifica.

Il metodo scientifico applicato alla medicina ci consegna in questa fase storica della sua evoluzione le evidenze di varia forza; indirizza la ricerca e la sperimentazione sui principi di ripetibilità delle prove (io cito in questo senso Popper, la falsificazione di Popper), che valuta gli esiti dei trattamenti sulla base del rigore dei trial, delle meta analisi e così via.

Nel concreto del nostro provvedimento, vorrei dire che la rimodulazione degli obblighi vaccinali proposti dalla Commissione rispetta quel limite tra scienza e politica, perché non incide sulla struttura tecnicoscientifica del provvedimento, ma, nel riconfermare la rilevante necessità di proteggere e prevenire da malattie con vaccini sicuri ed efficaci (quelli presenti nel piano nazionale di prevenzione vaccinale), prefigura solo una diversa strategia operativa, peraltro condizionata nel tempo, per conseguire quegli obiettivi e non altri.

Al riguardo, ho molto apprezzato il taglio di alcuni interventi, prevalentemente strutturati sull'architettura tecnicoscientifica del provvedimento; uno sforzo che giudico prezioso e utile. Ricordo gli interventi dei senatori Lucio Romano, Aiello, Fucksia, Maurizio Romani, Silvestro e di altri ancora che non ricordo in questo momento (e mi perdoni chi ho dimenticato di nominare). Al di là delle conclusioni assunte, alcune delle quali non sono da me condivise - perché, lo ricordo, anche nel maneggiare dati della letteratura scientifica valgono alcune regole, quelle proprie del metodo scientifico - in ogni caso sappiamo tutti e dobbiamo tutti essere consapevoli che le evidenze non sono verità assolute. La misura degli esiti non ha indicatori assoluti. La complessità e la variabilità biologica di ogni forma vivente, compreso l'uomo, rende mutevoli o meglio evolutive le risposte ai trattamenti.

Innanzitutto, non è l'affollamento di pubblicazioni su «PubMed» o la citazione di singoli lavori che può fondare affermazioni scientifiche impegnative. In tanto disordine si corre il rischio che ciascuno possa prendersi dagli scaffali quello che ritiene più utile. Lo abbiamo già visto: il metodo Stamina era fondato su due pubblicazioni, credo della Bielorussia.

Ma soprattutto bandirei da questa discussione l'espressione «sperimentazione di massa», per due ragioni, la prima assolutamente tecnica: non c'è nulla da sperimentare, atteso che in questi ultimi dieci anni, credo, siano oltre 5 milioni i minori di età da zero a sei anni che sono stati sottoposti alle vaccinazioni, alla gran parte delle vaccinazioni oggi ricompresa nella fascia obbligatoria. La seconda ragione è che questa è un'espressione retorica, diciamo così, che non aiuta il dialogo, che lo radicalizza e che, soprattutto, ricorda pratiche e culture totalmente estranee al nostro Paese e ai valori costituzionali di rispetto della libertà e della dignità dell'essere umano, dal codice di Norimberga, passando per la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, fino alla Convenzione di Oviedo e alle regole assolutamente trasparenti che governano la sperimentazione sull'uomo e non solo sull'uomo nel nostro Paese.

Altri profili, invece, sono di stretta competenza del legislatore. Mi riferisco a quella domanda forte e corale di informazione, di trasparenza, di rassicurazione sul controllo dei rischi connessi alle pratiche vaccinali. Dalle audizioni, dai dialoghi, dai confronti sono emersi ritardi delle organizzazioni sanitarie a dotarsi di strumenti di governo delle politiche vaccinali. Sono poche le Regioni che possono vantare anagrafi vaccinali adeguate e soprattutto interagenti. È con questo provvedimento che viene finalmente prevista un'anagrafe vaccinale nazionale.

Dobbiamo dirlo e da questo punto di vista inviterei il Governo a metterlo in agenda: il duro contenimento del finanziamento della sanità in questi anni è passato anche dai centri vaccinali. È passato anche di lì: non erano vaccinati da questo.

Ciò ha lasciato molti segni di sé: blocchi del turnover, precariato, scomposizione dei team multiprofessionali, che sono l'anima e l'essenza di un servizio di prossimità alle famiglie nella tutela della salute pubblica. Anche io, come già hanno fatto altri colleghi, ripeto volentieri un ringraziamento a questi operatori, che stanno reggendo con grande dignità e grande forza, consentendo la tenuta del sistema.

Il confronto in Assemblea ci ha consegnato, altresì, l'evidenza che le posizioni No vax, ancorché aggressive sul piano mediatico e verso cui va tenuta alta la guardia, sono comunque l'epifenomeno estremo, radicale e minoritario di un fenomeno più vasto e carsico, che attraversa la medicina moderna e la moderna sanità. Può sembrare paradossale, ma anche la medicina delle evidenze può non essere autosufficiente, quando deve calarsi nell'universo di ogni persona a cui si rivolge, quando deve confrontarsi con i valori di riferimento a cui ogni persona ispira il proprio vissuto, quando deve colmare la distanza con le paure, quando deve negare le false speranze che la disperazione sempre produce, quando deve indicare e rendere pubblici i propri limiti. Anche i vaccini, che tutta la comunità scientifica internazionale colloca tra i presidi di sanità pubblica dall'elevato indice costo-efficacia e sicurezza-efficacia, hanno bisogno di essere spiegati alle famiglie, perché anche in sanità pubblica, dietro i numeri che indicano le copertura vaccinali, ci sono persone e famiglie, con le proprie culture, i propri bisogni, le proprie incertezze e le proprie paure, a cui corrispondere. Badate bene che l'informazione e la trasparenza non sono solo un problema di lotta ai No vax, ma sono un problema di tutela della dignità delle persone, sancito dall'articolo 32 della Costituzione.

Avrei voluto leggervi qualche pezzo della lettera che ci ha mandato il direttore generale della regione europea dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), mentre i lavori erano in corso, ma solo per dirvi che ho usato tante parole per dire le stesse cose che in Europa ci raccomanda non la Commissione Juncker, ma il direttore generale dell'OMS per la regione europea. Guardate che, non a caso, lo sforzo comune in sede di Commissione è stato anche quello di traslare in una norma di rango primario, cioè in una legge, tutte quelle raccomandazioni assolutamente necessarie e urgenti e soprattutto funzionali a riorganizzare un moderno sistema nazionale di prevenzione vaccinale. È vero che esse erano presenti in un documento splendido e meraviglioso, come il piano nazionale di prevenzione vaccinale, ma qui le abbiamo trasferite in una norma di rango primario, che comporta le anagrafi vaccinali regionali, l'anagrafe vaccinale nazionale, il sistema di sorveglianza sugli effetti avversi dei vaccini in capo all'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), la trasparenza di questo sistema, la negoziazione pubblica dei vaccini con l'AIFA, gli obblighi delle Regioni e delle Province autonome di corrispondere alle vaccinazioni, perché sono nei livelli essenziali di assistenza (LEA) e, quindi, le misure sanzionatorie per le Regioni e le Province autonome che non ottemperano agli obblighi dei LEA.

L'ultima annotazione riguarda il sistema degli obblighi e delle sanzioni. Sulle sanzioni avete già sentito che il lavoro è stato molto attento e sobrio: siamo stati davvero molto accorti e vedrete che lo saremo ancora in questa sede sul tema delle sanzioni. Rimane il problema dell'obbligo, che ho sentito essere contrario ai principi costituzionali e in particolare all'articolo 32 della Costituzione.

 

(notizia in aggiornamento) 

 

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