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E' iniziata alle ore 14 di oggi 23 febbraio, la protesta deIla “Rete dei 65 Movimenti”, scesi in Piazza per chiedere al Governo Gentiloni di non licenziare i decreti attuativi della Legge 107 del 2015, ossia la Buona Scuola. Alla protesta hanno aderito 92 sigle comprendenti comitati genitori, associazioni per la disabilità, associazioni a difesa della Scuola Statale Pubblica, studenti, docenti, l’ANMIC (Associazione Mutilati e invalidi civili) un’associazione che fa parte dell’Osservatorio MIUR per la disabilità, la  Dott.ssa Giovanna Gambino, garante per la disabilità della regione Sicilia del Servizio di Neuropsichiatria Infanzia e Adolescenza, NPIA, di Palermo, 8 sigle sindacali di base (Unicobas, Usb, Cobas, SGB, AND, ASI, FNALSCUOLA),  il sindacato Confederale della FLC CGIL ,le consulte disabilità dei Municipi di Roma e la consulta comunale di Verona.

(in foto la locandina dell'evento)

Tra i partiti e movimenti politici aderenti: Sinistra italiana, Partito Comunista Italiano, Rifondazione comunista ed  un portavoce del M5S.

Nella sala Nassirya del Senato i dalle ore 14:00 alle ore 15:00, si è svolta inoltre una conferenza stampa, richiesta da un’Associazione aderente alla rete “Osservatorio Diritti Scuola”, in cui i presenti hanno dichiarato le istanze della rete dei 65 movimenti ai gruppi parlamentari.

Motivazioni

Come si legge nel comunicato redatto lo scorso 30 gennaio, la legge 107 ha danneggiato tutti. E tutti, famiglie, studenti, docenti, associazioni, comitati, operatori e assistenti, uniti, per la prima volta, fanno sentire la loro voce. E’ partita una battaglia che non è solo del comparto scuola, è la battaglia di tutti, della società civile che rivendica i diritti. Dal Tavolo Tecnico Nazionale organizzato da Osservatorio Diritti Scuola, tenutosi a Palermo il 28 e 29 gennaio, presso la Baia del Corallo, la Rete dei 65 movimenti per il sostegno” (tra associazioni e comitati, gruppi docenti e genitori) ha redatto un documento unitario con proposte chiare e unanimi al fine di garantire i diritti di tutti gli Studenti, riconoscere il ruolo irrinunciabile dei genitori e restituire dignità alla figura dell’insegnante e degli operatori assistenziali specializzati, per una scuola pubblica intesa come bene comune. (...)
Insieme dicono no alle leggi che non tutelano i diritti fondamentali della persona, si riconoscono nella lotta alla discriminazione, sanciti dalla Costituzione e richiamati dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo.

Si respira un’aria nuova tra gli intervenuti nello scenario mozzafiato della Baia del Corallo. Una ricerca condivisa tra diverse espressioni della società civile di una soluzione giusta per condizioni di vita che sono messe a rischio da questo avverso disegno politico.
Come da programma, al tavolo tecnico si è fatta un’analisi dei posti disponibili, nella prima parte della giornata di sabato e si è parlato di precariato e delle modifiche da apportare al contratto di mobilità. Tanto si è detto sull’importanza di una più equa distribuzione delle risorse umane e materiali nel Paese, che allo Stato, prendendo atto delle palesi diversità di esigenze nelle varie regioni italiane (quelle meridionali diverse da quelle settentrionali) si chiede di mettere in atto. Ha sorpreso il metodo di lavoro usato dagli organizzatori e condiviso dai partecipanti, volto a dare voce a tutte le categorie create nelle diverse fasi di assunzione della “buona scuola”, sino a coinvolgere persino gli stessi precari nelle loro diverse condizioni. Sino ad oggi, infatti, si era assistito a continui scontri tra le diverse categorie del docenti. E ancor più sorprendente è stato l’esito positivo concretizzatosi in una scelta di continuare il confronto volto a conciliare legittimi diritti e riconoscimento di ingiuste prevaricazioni, tra tutte le categorie, sulla base di una proposta unitaria. Consapevoli tutti che il problema ha una matrice politica e una ragione economica.(...)
Nella seconda parte della giornata il tema del confronto è stato il sostegno. Esaminata la legge delega Sostegno, articolo per articolo, i partecipanti hanno messo nero su bianco una serie di proposte che si rifanno a quella che tutti considerano l’unica legge che disciplina e tutela la condizione di disabilità: la legge 104 del 1992. Tanti i punti della legge delega da rivedere o sopprimere.

Principalmente è’ risultato a tutti molto grave e inaccettabile l’esclusione della famiglia nelle fasi organizzative e decisionali per la costruzione di un percorso didattico inclusivo. La quantificazione delle ore di sostegno e delle figure professionali sembra debba essere accettato dai genitori esclusi, dal volere di una commissione composta da varie figure che entrerebbero in contatto con il figlio disabile solo una volta all'anno e comunque all'insegna del massimo risparmio economico.Con la legge delega, sarà valutato solo l’aspetto medico e non quello relazionale, sociale e scolastico del ragazzo disabile. O come le funzioni di assistente igienico-personale che potranno essere assegnate al personale ATA (ex bidelli), dopo 40 ore di formazione, 20 teoria e 20 pratica. Gran parte del personale ATA si rifiuta di svolgere le attività igienico-sanitario a favore degli studenti disabili perché quest’ultimi sono spesso affetti da patologie per le quali servono specifiche competenze. In comune accordo, dal tavolo tecnico, è emerso il proposito di tornare, così come prevede la legge 104/92,  a classi composte da un massimo di 20 alunni con uno studente con disabilità grave o due con disabilità lievi. E tutti d’accordo anche nella richiesta di eliminazione della dicitura “Nei limiti delle risorse disponibili” presente in più articoli della legge delega perché le risorse devono essere necessariamente disponibili di fronte a diritti inalienabili e fondamentali.
La società civile, e non solo il mondo della scuola, dichiara irricevibile la volontà di depotenziare la legge 104 (di 44 articoli, la legge delega ne mette in discussione circa 18). Si ritorni allo spirito iniziale della legge 104 del 1992 che tutela i diritti fondamentali ed effettivi degli alunni con disabilità. E soprattutto si applichi bene ciò che ipocritamente lo Stato ha legiferato ma non ha tradotto in pratica (ad esempio con i posti in deroga sul sostegno). Diritti che negli ultimi anni, sono stati negati a favore di esigenze di cassa e di bilancio, malgrado la Corte Costituzionale, con la sentenza n.80 del 2010 ha stabilito che tra l’esigenza effettiva di garanzia dei diritti fondamentali degli alunni con disabilità e le esigenze di bilancio pubblico, queste ultime devono sempre cedere il passo e arretrare.

 

Tra i manifestanti anche l'UDS (Unione degli studenti) che hanno aderito all'iniziativa per protestare contro le deleghe della 107 e per rilanciare sull'abrogazione della Buona Scuola. Queste deleghe sono state discusse con gli studenti solo a posteriori e rappresentano un’ulteriore conferma del contenuto della riforma dell’istruzione che contestiamo da più di due anni - dichiarano in una notaDalla Riforma degli esami di Stato con l’introduzione dei test INVALSI al quinto anno, passando per l’apprendistato a 15 ed arrivando alla mancanza nella delega sul diritto allo studio di una proposta di legge nazionale, non possiamo accettare questa gestione delle politiche in materia di istruzione. Presidieremo Montecitorio per chiedere l’abrogazione della 107 e ripartire dalla costruzione di una scuola pubblica, gratuità e di qualità!

 

Domani, 24 febbraio, dalle ore 8:30 alle ore 14:30, si svolgerà un seminario di formazione per docenti sulla delega inclusione, organizzato dalla rete dei 65 movimenti e dall’Associazione Nazionale per la scuola della Repubblica;numerosi i relatori e gli interventi previsti, nonché la presenza del sottosegretario all’Istruzione Vito De Filippo e di Ferdinando Imposimato, giudice onorario della Suprema Corte di Cassazione.

 

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