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buona scuolaRiportiamo di seguito l'intervento di Stefano Fassina (PD) fatto in aula alla Camera  nel quale vengono chieste anche le  dimissioni del Ministro Giannini.

"Non intendo mettere in discussione le buoni intenzioni della norma. Non intendo mettere in discussione la professionalità dei dirigenti scolastici. Non è questo il punto. Intendo discutere l'impianto della norma. È evidente che esistono rischi seri nel meccanismo della chiamata dei docenti da parte dei presidi e della rideterminazione triennale dell'incarico. Lasciamo stare i rischi relativi a eventi di rilevanza penale. Consideriamo gli altri rischi. Il rischio di discriminazione per orientamento culturale-pedagogico. Il rischio di discriminazione per orientamento politico-culturale. Il rischio di discriminazione per efficientismo: verso chi andrà in maternità; verso chi assiste, grazie alla Legge 104, un famigliare in difficoltà.

Si viene a determinare un evidente effetto potenziale sulla libertà di insegnamento.

Perché dobbiamo correre tali rischi? Perché dobbiamo determinare effetti potenziali negativi sulla libertà di insegnamento? Per favorire l'incontro tra domanda e offerta di competenze specifiche sono possibili altre soluzioni. Ad esempio: ciascuna scuola, per "attrarre" l'insegnante con il curriculum richiesto, esplicita il proprio fabbisogno didattico all'ufficio dell'ambito territoriale corrispondente e eventualmente incentiva l'offerta con le risorse per la premialità.

Per spiegare la ratio dell'art. 9, la chiamata diretta e la rideterminazione triennale dell'incarico, si è indicata la possibilità di sanzionare il docente "difettoso" alla fine del triennio. Attenzione: la sanzione non implica la sospensione dall'insegnamento o persino l'allontanamento dall'insegnamento. No, la sanzione implica lo spostamento ad altra scuola dell'ambito territoriale. Allora, che senso ha il principio sanzionatorio introdotto? Spingere gli insegnanti "difettosi" nelle scuole marginali?

L'impianto della norma si basa sulla logica del comando. È la conseguenza di una valutazione negativa degli insegnanti. La Ministra Giannini non perde occasione per ricordarlo. Lo ha fatto anche oggi, in un'intervista al Messaggero, definendo "conservatori" gli insegnati e "politico" lo sciopero del 5 maggio scorso, "politico", nel lessico della Ministra, vuol dire pregiudiziale, dovuto alla scelta di attaccare il governo a prescindere dal merito. La sua valutazione negativa degli insegnanti la ministra Giannini l'ha espressa anche a qualche settimana fa definendo "la maggioranza degli insegnanti abulica e la minoranza aggressiva". Come si può avviare un processo di riqualificazione della scuola a partire da tali premesse?

Ministra Giannini, mi rivolgo direttamente a lei: sarebbe utile che lei si assumesse fino in fondo la responsabilità delle sue parole gravi e offensive e lasciasse il suo incarico per aiutare a ricostruire un clima di dialogo tra governo e scuola.

Infine, rivolgo un appello alle colleghe e ai colleghi: allo sciopero del 5 maggio scorso hanno aderito 618.000 insegnanti e personale tecnico e ausiliario. Sono la stragrande maggioranza della scuola. Il rilancio della scuola dell'autonomia non può avvenire senza la condivisione dei diretti interessati. Il Parlamento avrebbe dovuto inviare un messaggio di riconciliazione alla scuola: avrebbe dovuto approvare, secondo i tempi stabiliti, le norme relative alle assunzioni possibili e riaprire un confronto costruttivo con i protagonisti della scuola. Il governo ha scelto di tirare dritto. Il Parlamento non si è smarcato. Almeno sull'art. 9, il Parlamento recuperi fino in fondo la sua autonomia e ne cancelli, come proposto dall'emendamento, la parte inaccettabile."