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1706092 672 458 resizeDopo i flash mob contro la riforma della  #BuonaScuola tenutisi in oltre 120 città ed organizzati dal mondo della scuola grazie solo al passa parola sui social network, dopo lo sciopero del 24 aprile indetto dai sindacati di base, sale la preoccupazione nel Governo che lo sciopero della scuola, il primo unitario da sette anni a questa parte ed in calendario per il prossimo 5 maggio, possa avere adesioni plebiscitarie.
Preoccupazioni che filtrano dai parlamentari del Pd, a più diretto contatto con il territorio e con gli umori della categoria, che segnalano un disagio e una contrarietà verso la riforma condivisi anche da chi normalmente è refrattario a scioperare. 
Lo stesso premier Renzi avrebbe detto ai suoi, nel corso dell'assemblea dei democratici chiamata a definire la linea sulle modifiche alla riforma della scuola, «mi aspetto un 90% di partecipanti». Una previsione che se alcuni parlamentari più vicini al premier hanno sbrigativamente definita provocatoria, per altri rappresenterebbe la prova che il premier sia seriamente preoccupato dalle ripercussioni di una adesione massiccia allo sciopero.  
Adesione che se dovesse attestarsi anche «solo» al 50% (fu del 66% circa contro la riforma Gelmini) rappresenterebbe comunque, è questa la "paura", un brutto colpo per il partito, con seri riflessi sul consenso del PD alle imminenti elezioni regionali.

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E a esasperare il confronto tra governo e insegnanti, in questi giorni in cui in parlamento il Pd sta provando a ridefinire proprio gli aspetti più invisi della riforma (dai poteri dei dirigenti agli albi territoriali), ci ha pensato anche il ministro dell'istruzione Stefania Giannini che, contestata a Bologna, ha apostrofato i docenti protestatari come «squadristi». Un'uscita che le è valsa le critiche non solo della sinistra interna del Pd come Stefano Fassina ma anche del presidente del partito, Matteo Orfini, e del vicesegretario, Lorenzo Guerini: «È sbagliato che si impedisca di parlare a chi presenta la riforma, così come è sbagliato bollare di squadrismo chi manifesta il proprio dissenso... La scuola è il cuore del cambiamento dell'Italia, evitiamo che diventi oggetto di scontri ideologici e sopra le righe». 
E per disinnescare la bomba dello sciopero del 5 maggio che, tra le altre cose, si propone anche il blocco delle prove Invalsi alla scuola primaria, il Governo, tramite una circolare ufficiale dell'Istituto per la Valutazione del Sistema Educativo fa sapere che le prove Invalsi vengono rinviate di un giorno, dal momento che la prima delle prove coincide con lo sciopero nazionale (sostanzialmente di tutti i maggiori sindacati) della scuola del 5 maggio.
Ieri, infatti, Anna Maria Ajello, presidente nazionale dell’Invalsi, l’istituto preposto alla valutazione del sistema scolastico e formativo, ha spostato le due prove previste per la giornata dello sciopero, annullando così l’effetto boicottaggio pensato dai sindacati. E le reazioni non si sono fatte attendere. Per Domenico Pantaleo segretario nazionale del Flc Cgil, «la decisione dell’Invalsi di spostare le prove al 6 e 7 maggio per le elementari e confermarle il 12 per le medie, con la motivazione della proclamazione dello sciopero del 5 maggio, conferma che il Governo teme una larghissima adesione all’astensione dal lavoro e che si estenda la mobilitazione contro il disegno di legge sulla scuola. Non si ricorre, infatti, al differimento nelle date del 6 e del 12 maggio quando sono stati proclamati altri scioperi da altre sigle». «Dubitiamo della legittimità di questo differimento delle prove – prosegue Pantaleo -tra l’altro deciso dall’Invalsi e non dal Miur
I Comitati di base definiscono lo slittamento dei test Invalsi una «intollerabile imposizione, illegittima e antisindacale, del Miur per boicottare lo sciopero plebiscitario del 5 maggio». E il leader dei Cobas, Piero Bernocchi, annuncia l’intenzione di procedere per via legale e invita «tutti i lavoratori in lotta e tutti i sindacati che insieme a noi hanno indetto lo sciopero del 5 maggio a protestare vivamente e a chiedere con noi il ritiro dell’iniquo provvedimento». Di «atto gravissimo e senza precedenti» parla l’Unione degli Studenti: «Il Governo continua a millantare un processo democratico inesistente - dicono -. Ancora una volta si attacca il diritto al dissenso di docenti e studenti: il 5 Maggio saremo in piazza perché il contrasto a questa riforma dell’istruzione sta diventando un baluardo non solo per la difesa della scuola pubblica, ma soprattutto della democrazia nel Paese».
Questa la nota 27 aprile 2015 prot. n. 3380 inviata a tutte le scuole con cui l’Invalsi comunica la seguente variazione del calendario delle prove INVALSI che coinvolgono la sola scuola primaria:

  • 6 maggio 2015: prova preliminare di lettura (II primaria) e prova d'Italiano (II e V primaria);
  • 7 maggio 2015: prova di Matematica (II e V primaria) e Questionario studente (V primaria).

Tale variazione di calendario riguarda tutte le classi della scuola primaria indipendentemente dall'adesione del personale docente e non docente allo sciopero del 5 maggio 2015. Pertanto le prove della scuola primaria si dovranno svolgere comunque il 6 e il 7 maggio 2015, anche se ci fosse la disponibilità del personale il 5 maggio 2015. Restano confermate le date delle altre prove: 12 maggio 2015 (prova di Matematica, prova d' Italiano e Questionario studente per la classe II secondaria di secondo grado) e 19 giugno 2015 (prova di Matematica e d'Italiano nell'esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione)."

“Si tratta – spiega il comunicato stampa dell’Istituto – di un spostamento di data dettato dalla responsabilità dell'Istituto di ricerca di assicurare la significatività scientifica dei dati. Un campione statistico non adeguato, infatti, renderebbe non attendibili i risultati delle prove che, da molti anni, vengono utilizzati da organismi nazionali e internazionali (Ministeri, Università, Agenzie di gestione dei fondi europei, Regioni, associazioni impegnate sul recupero scolastico, ecc). A questo si aggiunga il notevole danno economico conseguente la mancata utilizzazione dei somministratori esterni”.