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buona scuolaRiportiamo alcune considerazioni in merito alla mobilità  e concorsi  fatte dall'ispettore del MIUR Max Bruschi  sulla sua pagina facebook.

Ritengo opportune un paio di premesse. Primo, il nostro sistema è rigido. La mobilità è legata a complesse alchimie di punteggio. Non c’è alcuna pratica di “domanda e offerta”, propria ad esempio dei sistemi anglosassoni. Quando chiesi ad alcuni docenti canadesi come mai venissero tanto volentieri, per alcuni anni, in Italia, mi risposero che per loro l’insegnamento all’estero pesava molto nel curriculum e che un buon curriculum, debitamente arricchito di referenze, era un grimaldello per ottenere un “colloquio di impiego” presso le scuole più prestigiose.


Ma passiamo al nostro sistema. Non ho mai avuto una grande opinione dei vincoli pluriennali, fossero essi triennali, quinquennali, decennali, sulla provincia di immissione in ruolo. Non hanno alcuna attinenza con la continuità didattica. Assurdità nell'assurdità (almeno dal punto di vista degli studenti e delle istituzioni scolastiche), è la transumanza del neoimmesso in ruolo dalla sede dove ha svolto l'anno di prova ad altra. Benvenuto sarebbe qualsiasi intervento che sostituisca il vincolo di istituto al vincolo annuale, ma sembra che oggi la questione sia un’altra, e cioè il rapporto tra il piano straordinario di immissioni in ruolo e la mobilità.

L’attuale ipotesi di CCN integrativo, sottoscritta quale pre-intesa il 26 novembre, è stata inoltrata il 14 gennaio al Dipartimento della Funzione pubblica al Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato per l’accertamento congiunto della compatibilità economico-finanziaria e dei vincoli e dei limiti di competenza imposti dalle norme di legge e contrattuali. Entro il 14 febbraio, detti dipartimenti rilasceranno le proprie valutazioni. Se tutto va bene, da metà febbraio inizieranno le procedure. OVVIAMENTE, sono procedure “a bocce ferme”, che fotografano il “corpo mistico dell’organico” prima dell’azzeragraduatorie.

All’articolo 1, comma 4, si dichiara che “4) Le parti concordano sull’eventualità di stipulare un ulteriore atto negoziale riaprendo il confronto, anche su richiesta di un solo soggetto firmatario, per recepire possibili effetti sulla mobilità derivanti da interventi normativi”.

In sostanza, non si chiude la porta a un eventuale riapertura delle procedure di mobilità, sempre per il 2015/2016, a seguito dell’implementazione dell’organico. Sul punto specifico, non mi pronuncio (neppure sotto tortura).

Mi importa sottolineare invece un altro aspetto: e cioè lo scenario che si presenterebbe a decorrere dall’anno 2016/2017. Ci sono, ovviamente, una serie di variabili che sono strettamente interdipendenti: ad esempio, se la Buona Scuola proporrà un organico dell'autonomia, come spero, o le dotazioni organiche aggiuntive; come sarà trattato il problema degli squilibri territoriali e per classi di concorso (io sono per una soluzione drastica: tutti immessi dove sono, e si aggiustano le cose progressivamente, di anno in anno, attraverso i concorsi e la mobilità); quanto si riuscirà a sgombrare il campo dai falsi problemi per restare sul nocciolo delle questioni (uno su tutti: non avrà più senso parlare di esuberi o soprannumeri...).
C'è però soprattutto un architrave. Occorre modifica la pianta organica complessiva attuale del personale docente, fissata per legge, e per legge disporre l’assunzione, di anno in anno, su TUTTI i posti vacanti e disponibili. Guai al cielo a dimenticarsene. Ora, ciò comporta, a spanne, aggiungere agli attuali 684.222 posti in organico di diritto (di cui circa 14.000 non coperti dalle facoltà assunzionali) altri (sto largo) 150.000 posti derivati dallo svuotamento di GAE e GM. La pianta organica risulterebbe dunque pari (arrotondando) a 835.000 posti, con un incremento del 22%.

Il che significa un ampliamento tanto delle “caselle” per la mobilità, quanto delle "caselle" per le procedure concorsuali, che già vanterebbero comunque un raddoppio secco, dovuto alla cancellazione del “canale per titoli”. E questo mi sembra assolutamente significativo.
In sostanza, chi parla di “saturazione” post Buona Scuola sbaglia, e alla grande, perché considera le immissioni come “una tantum” e NON come un ampliamento a regime dei posti, quale invece tutto lascia presagire, a partire proprio dalla previsione della legge di stabilità. Sempre, naturalmente, che si verifichino due condizioni: la previsione normativa, cui prima accennavo, e una individuazione precisa (precisa) delle coperture da mettere di anno in anno a bilancio. Ciò significa che l’investimento compiuto, oneroso, almeno dal punto di vista quantitativo, è in grado di assettare il sistema in maniera “virtuosa” da qui all’eternità: il gioco vale decisamente la candela.

Conti spiccioli, ovviamente, non sono in grado di farne, perché correlati ai pensionamenti: da un lato, c’è l’innalzamento dell’età pensionabile dovuto alla legge Fornero, dall’altro, a compensazione, un andamento a “canguro” dell’età dei docenti e delle immissioni in ruolo, che ha prodotto un personale di ruolo “anziano”. Confesso che mi piacerebbe un sacco avere i dati a disposizione e poter lavorare con uno statistico su una proiezione “a regime”, certamente parziale, ma piuttosto significativa.