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la buona scuola lavoriIl 22 febbraio è la data annunciata dal presidente del governo per la presentazione della riforma della scuola. Rimangono ancora molti nodi da sciogliere anche perché dal ministero arrivano poche anticipazioni e comunque non ufficiali. Non si sa in cosa consisterà l’organico funzionale, se saranno coinvolti tutti i docenti o se ci saranno nuove figure professionali distinte, né tantomeno se coinvolgerà solo i docenti neoimmessi in ruolo o l’intero corpo docente di una scuola. Ancora nessuna indicazione su come sarà calcolato il numero di docenti in organico funzionale per ogni scuola.
Questo punto preoccupa molto i docenti di ruolo che a breve dovranno inoltrare domanda di mobilità. Si teme, infatti, che il massiccio numero di immissioni in ruolo anche su organico funzionale possa creare difficoltà per le future domande di mobilità territoriale. I docenti a tempo indeterminato, infatti, posso trasferirsi da una regione all’altra solo dopo 3 anni dall’immissione in ruolo. Inoltre se i trasferimenti di quest’anno non riguarderanno anche l’organico funzionale si creerebbero delle disparità tra i docenti di ruolo e i neoassunti; questi ultimi potrebbero essere agevolati nella scelta della sede in quanto ci sarebbe un maggior numero di posti su distinti organici (di diritto, di fatto e funzionali) tra i quali scegliere. Pertanto si spera che questi problemi siano risolti prima che vengano avviate le procedure di mobilità.


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Sembra evidente che alcune classi di concorso subiranno un cambiamento. Nel resoconto sulla consultazione della buona scuola si legge solo che nella stanza online aperta su richiesta sono state fatte “proposte specifiche tra cui:matematica,economia, chimica, musica, navigazione e italiano L2” e che ci sarà una “completa revisione nell’ottica di aggiornare e accorpare”.

Ferma, invece, la volontà di immettere in ruolo tutti i precari presenti nelle graduatorie ad esaurimento (GAE) e i vincitori del concorso del 2012, in tutto circa 150 000 docenti.
Non sono ancora note le modalità con le quali si darà luogo alle immissioni in ruolo. Si profila sempre più la possibilità di una graduatoria unica nazionale. Attualmente le strategie più plausibili sembrano essere due:

La seconda è quella che spaventa di più i precari che, dopo anni di sacrifici, potrebbero essere costretti ad abbandonare casa e famiglia (l’età media supera i 40 anni) per poter lavorare. Infatti il punto fermo, almeno fino ad ora, è la chiusura delle GAE dall’Anno Scolastico 2015/2016. In tal caso coloro che rinunceranno alla proposta di incarico a tempo indeterminato, perché magari non conciliabile con le proprie esigenze, non avranno più la possibilità di accedere al ruolo da GAE (in quanto queste non esisteranno più), ma solo mediante concorso.