Buongiorno, continuamo con la seconda parte dei tre articoli che vedono la collega Francesca Iosue impegnata a sperimentare gli articoli proposti sul laboratorio povero dal prof. Alfonso D'Ambrosio.

Il prof. D'Ambrosio, vincitore di diversi premi relativi alla didattica della fisica, è stato scoperto e lanciato da noi di Professionisti Scuola, mostrando come la sinergie tra più parti può portare a risultati gratificanti. Come già spiegato, la collaborazione ha visto impegnato il nostro articolista prof. Alfonso D'Ambrosio e la prof.ssa Francesca Iosue.

La collega ha sperimentato con mano i primi esperimenti proposti (gli elastici, la corsa e la proporzionalità inversa), raccogliendo dati, costruendo lei stessa gli esperimenti.

Con la collega , alla fine del percorso sperimentale, ne è venuta fuori una chiacchierata che riassiumiamo in questa piccola intervista che noi di PSN proponiamo per voi.

 

Ciao Francesca, ormai hai potuto affrontare diverse esperienze di laboratorio povero, puoi spiegarci quali sono i pregi e i difetti di questo approccio laboratoriale?

Il laboratorio povero ha sicuramente il pregio di essere uno strumento molto accattivante: suscita interesse e curiosità, perciò sono sicura che gli studenti sarebbero entusiasti di sperimentare questa nuova modalità di approccio alla didattica. Il laboratorio povero stimola la fantasia dello studente e lo spinge a cercare di capire qual è il fine dell'attività condotta, e perché si sono usati proprio quei materiali per eseguirla; gli studenti si chiederanno se è possibile sostituire dei materiali con qualcos'altro (magari semplicemente perché ciò che serve non è stato portato). Insomma il laboratorio povero induce a riflettere su ciò che si fa, sul perché e sul come, divenendo così un fertile strumento per l'apprendimento consapevole e duraturo.

Gli svantaggi consistono nei tempi: l'insegnante deve programmare ed organizzare ogni fase dell'attività, pensandola e provandola in ogni sua parte e più volte. I tempi sono lunghi anche nella messa in pratica (in classe).

Altro svantaggio: il rischio che non tutti riescano a trovare il modello teorico a cui si vuole arrivare. Questo è stato il mio cruccio più grande: il timore che l'attività che avevo in mente di realizzare potesse essere un flop ha fatto sorgere in me mille dubbi e perplessità ma poi parlando e confrontandomi con Alfonso e realizzando io stessa il mio apparato, mi sono convinta che la didattica laboratoriale può essere molto più rappresentativa di ciò che si pensa.

Interessante! Noi di Professionistiscuola cerchiamo proprio per questo di incentivare sempre più il laboratorio povero nelle scienze. Poniamoci dal punto di vista dello studenti, quali ricadute positive e/o negative può avere tale approccio di laboratorio?

Il laboratorio povero, spesso l'unico tipo di laboratorio praticabile nelle nostre scuole, ha il vantaggio di favorire l'instaurarsi di relazioni positive all'interno del gruppo di lavoro. L'avere un obiettivo comune da raggiungere, motiva il singolo a dare il meglio, a mettersi in gioco, a trovare la soluzione agli eventuali problemi che si possono verificare durante la realizzazione dell'esperienza di laboratorio. Tra i gruppi può nascere una sana competitività che incentiva a migliorare e a riflettere su ciò che accade.

Aspetti negativi possono subentrare laddove nel gruppo nascano contrasti di carattere interpersonale, tra alunni con caratteri forti e poco propensi alla collaborazione. Qui sta a noi insegnanti, attraverso un'attenta analisi delle caratteristiche dei singoli studenti, la capacità di costituire gruppi equilibrati.

Soffermiamoci sul laboratorio povero come strumento didattico. ci sono vari dibattiti: c'è chi lo preferisce al laboratorio tradizionale, chi lo sostituirebbe o affiancherebbe alla didattica tradizionale, insomma idee contrastanti! tu cosa ne pensi?

Il laboratorio povero sottopone gli studenti a situazioni che simulano
fenomeni con cui si ha a che fare tutti i giorni, quindi si avvicina molto alla realtà. Ha pertanto i sui pregi e i suoi difetti. Il pregio è che nel quotidiano non si hanno situazioni ideali, in cui un fenomeno fisico o matematico, si presenta pulito e perfetto come scritto sui testi scolastici, per cui il laboratorio povero è molto 'umano' e per questo veramente realistico!
Il difetto è che se ci si discosta troppo dalla situazione ideale, l'attività può non essere rappresentativa del fenomeno che vogliamo indagare.
Pertanto ritengo che l'ideale sarebbe provare l'esperienza in entrambe le versioni cioè, con il laboratorio povero e con il vero laboratorio scientifico, con tutta la strumentazione adeguata, proprio per poter apprezzare le somiglianze e le differenze e capire così a fondo, il modello, nelle sue varie sfaccettature.

Come ti sei trovata in questa esperienza professionale con il collega Alfonso D'Ambrosio?

L'incontro quasi casuale con Alfonso è stato determinante per decidere e convincermi che il laboratorio povero è uno strumento didattico concretamene realizzabile e valido.
Quando ho cominciato ad interessarmi a questo argomento ero scettica; dentro di me pensavo che in teoria si sarebbe potuto fare, ma in pratica?
Ed è proprio grazie al continuo confronto che Alfonso, ricco di esperienze ed entusiasmo per queste attività per me rivoluzionarie, che pian piano ho cominciato a credere che avrei potuto provare. E così è stato: ma ciò non bastava!

Le difficoltà che emergevano sia dal punto di vista teorico che pratico, mi buttavano giù, ho vissuto un'altalena di emozioni contrastanti che
andavano dal pieno sconforto alla discreta convinzione, Fino a che, dopo l'ennesimo confronto con Alfonso, sulle possibili alternative per la costruzione dell'apparato e sul fatto che gli alunni sarebbero riusciti a trovare il modello teorico, mi sono convinta di essere sulla buona strada.
Alfonso mi ha raccontato tanto delle sue esperienze di laboratorio con gli studenti: è una fonte inesauribile! E' riuscito a farmi capire che
quell'aspetto che per me era un problema perchè mi sembrava un ostacolo nella comprensione dell'esperienza da parte degli alunni, in realtà ci doveva stare e andava visto non come un disturbo ma come un aspetto facente parte dell'esperienza vera.
Alfonso è un professionista capace, motivato e appassionato, con il quale avere uno scambio di opinioni e sempre un piacere. Spero in futuro di poter avere altre collaborazioni insieme sul questo mondo per me ancora inesplorato: il laboratorio povero.

Grazie Alfonso!

(Grazie a te Francesca, aggiunge il nostro articolista!)

Concludiamo questa esperienza, presentando i dati che Francesca ha raccolto riguardo l'attività della corsa già proposta in un  precedente articolo apparso su PSN.

Noi entriamo nei dettagli dell'esperienza, perchè già spiegati. Dal confronto con Francesca emerge che l'attività sulla corsa è molto interessante per far sperimentare la proporzionalità diretta, ha il pregio di essere facilmente realizzabile. presenta alcuni difetti: non può essere realizzata in gruppo, a causa degli spazi, i dati sono soggetti a diversi errori. Se è semplice muoversi a velocità costante, i dati possono essere falsati da partenze da fermo .

Ecco i dati realizzati da Francesca, che ha utilizzato tale laboratorio in seconda media per introdurre il concetto matematico di proporzionalità diretta.

 

 

Salutiamo Francesca e le diamo appuntamento alla prossima settimana con l'attività sulla proporzionalità inversa da lei sperimentata.

Invitiamo chiunque sia interessato a sperimentare le attività sul laboratorio povero, a proporne di nuove, a svolgere attività di tesi e /o tesine , ad approfondire altre attività , a scrivere al prof. Alfonso D'Ambrosio all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

Ricordiamo anche che PSN da oggi diventa Associazione Professionale e da sempre si impegna in iniziative che mettono al centro la figura professionale dei docenti italiani.