In una intervista appena pubblicata su Repubblica,  il Ministro Giannini affronta diversi argomenti riguardanti il reclutamento e la riforma della scuola. Nell'intervista il ministro non chiarisce effettivamente le sue intenzioni circa la chiamata diretta dei docenti, ma si schiera certamente a suo favore per l'Università
Sulla scuola riguardo al reclutamento dei docenti il ministro ha affermato "Oggi ci sono i Tfa ordinari, quelli speciali, i Pas, le vecchie Ssis, una follia. Detto che il prossimo tirocinio formativo lo confermerò, perché non voglio fermare nulla di ciò che si muove, mi attiverò subito per varare un’unica forma di abilitazione a professore entro il 2018. I tirocini andranno fatti nel corso dell’ultimo anno di laurea magistrale, è già così all’estero. I candidati non sprecheranno mesi ad aspettare la data di riapertura di questa fisarmonica che è ormai un concorso e potranno formarsi per insegnare già durante gli studi”.


Nell'intervista il ministro ha criticato fortemente il sistema di abilitazioni nazionali per i professori universitari e ha specificato che vanno responsabilizzate le università e ridata l'autonomia per la chiamata diretta.
Nell'intervista a chi chiedeva se la fosse necessario per dare autonomia anche per le scuole istituire per anche gli insegnanti la chiamata diretta, così ha risposto: “Intanto assorbiamo 178 mila supplenti precari, su 800 mila insegnanti totali. Costano cifre spropositate. Assumendoli, risparmieremo. E poi insisto: merito e valore anche nella scuola, maestri e professori devono ritrovare prestigio mentre spesso sono demotivati da un egualitarismo nefasto: tutti devono fare le stesse cose con lo stesso stipendio. Oggi la scuola è un acquario a cui hanno tolto l’ossigeno”.
E ancora, sulla sua volontà di differenziare, premiare: “Certo, è un architrave del mio mandato. Gli scatti d’anzianità, ribadisco, sono arcaici. Dobbiamo consentire a chi ha voglia di lavorare e ritrovare la sua missione di insegnane di essere gratificato anche sullo stipendio”.
Il ministro specifica anche come mettere in atto questa differenziazione:
Creeremo nuovi ruoli, nuove funzioni. Un esempio. Il coordinatore delle materie umanistiche all’interno di un istituto avrà un premio in busta paga. E, ovviamente, lavorerà più ore. I presidi mi hanno già detto sì, sui nuovi stipendi mi muoverò subito”.
E ancora "Dobbiamo lavorare sulle lingue, mamma mia. Possibile che solo in Italia si parli questo pessimo inglese? A 18 anni bisognerebbe stare, almeno, al livello C2, quello che ti consente di dialogare con il mondo, di lavorare. L’inglese è come lo sci: o impari da piccolo o zoppichi tutta la vita. Cercheremo di immettere nelle nostre scuole insegnanti madrelingua o “native like”. E dovremo sperimentare classi di “solo inglese” e “solo francese”, dove alcune , materie saranno insegnate solo nella lingua straniera. Le due ore a settimana propinate da insegnati oggettivamente scarsi servono a poco”.
Il ministro si spinge anche sulle riforme strutturali per la scuola ed in particolare sulle scuole tecniche e professionali afferma: “È necessario. Aumenteremo gli Istituti tecnici superiori, danno lavoro. Oggi sono 63. Ne apriremo nuovi legati al turismo e ai beni culturali”.
Abbiamo appena letto i dati sugli iscritti alle superiori: gli alberghieri sono la seconda richiesta delle matricole, dopo i licei scientifici.
Gli alberghieri, e con loro le scuole per periti, tutto il tecnico-professionale, vanni riqualificati. Non sono scuole di serie B, sono scuole di specializzazione. Sull’educazione alimentare, in vista dell’Expo di Milano, abbiamo appena aperto bandi per 4,5 milioni”.
Ma continua “Daremo forza a tutte le materie umanistiche, filosofia compresa. Alla storia dell’arte. Alla musica. Ci sono cinque milioni per l’alta formazione artistica, i conservatori. E dobbiamo rafforzare la diffusione di base. Nel Paese di Verdi e Puccini i nostri ragazzi non possono essere così lontani, nell’apprendimento dei rudimenti della musica, dai coetanei tedeschi”.
nfine sui 10 istituti superiori che quest’anno hanno sperimentato i quattro anni al posto di cinque dice “Continueremo a sperimentare. L’Idea di finire il liceo a 18 anni è giusta ed europea, ma forse non bisogna toccare i licei, piuttosto rivedere l’intero ciclo scolastico”.