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Categoria: Didattica 2.0
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La scuola italiana (e non solo) sta vivendo in questi anni una lotta tra giganti. Non mi riferisco alla lotta sindacale, al salario, al rapporto docenti studenti e docenti genitori. La lotta è tutta interna e riguarda un aspetto cruciale per il futuro educativo della Scuola e di tutti i soggetti che la coinvolgono: la didattica.

Questa mia riflessione (che sarà breve) parte da un episodio che mi è accaduto oggi.

Mi riferisco e mi riferirò ad un incontro avuto con una collega di una Scuola generica (non la mia pertanto) , ma mi riferisco in particolar modo ad un ordine ed un indirizzo di scuola particolare: Scuola secondaria di II grado indirizzo Liceo.

Premesso che non sono fautore del digitale a tutti i costi, premesso che la didattica “tradizionale” non l’ho mai praticata, mostro alla collega (docente di Italiano) un piccolo lavoro in 3D svolto da me (in 15 minuti) su Dante Alighieri. Il lavoro in esame è reperibile qui www.youtube.com/watch?v=lmKpswwhb8I .

Con la collega, fortemente analogica per sua ammissione, si discute di nuove metodologie didattiche, si disquisisce sull’uso del digitale, più o meno innovativo, che si fa nelle Scuole. Si discute del PNSD etc.

dante

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Secondo te è possibile integrare i videogiochi sempre nella didattica?

La parola sempre mi colpisce e leggo una nota di supponenza, ma in circa 1 secondo replico.

Secondo me è possibile integrare nuovi mezzi con metodologie didattiche anche standardizzate, veicolando conoscenze e competenze (a discrezione del docente). Il problema (se di problema si può parlare) non è la tecnologia, ma è l’uso didattico che vogliamo farne.

Sì ma in ultima analisi, il tuo lavoro mi sembra una cavolata (ha usato un termine più esplicito).

Non è possibile spiegare Dante attraverso un videogioco! Dante va letto, va studiato, va sedimentato nella propria mente. Come cogliere le parafrasi, le metafore, la retorica etc. etc. attraverso un videogioco?

Dante non è mica Garfield o i Simpson?

Non ho Facebook, non mi ritengo un docente che usa la lezione frontale (uso la Lim io(?????)),ma resto convinta che un certo modo di fare digitale va bene nella primaria o alle medie, alle superiori dove si veicolano concetti e contenuti forti, il digitale può far poco. Anzi , il digitale va controllato, non dico frenato, ma i ragazzi vanno educati ad esso.

Il rischio che si corre è il banalizzare molti concetti, il far creder che ogni cosa nella vita sia plug and play, per non dire semplice ed immediata.

Invece un concetto va capito, analizzato, digerito. Non comprendi la storia con una App, anzi perdi solo tempo se quelle stesse cose puoi farle con carta penna ed un cartellone!

Ti cito la frase di Dante:

Non fa Scienza, sanza lo ritenere, avere inteso

Ho citato le parole della collega quasi per intero e così come le ricordo, perché il suo pensiero, secondo me, risiede, più o meno inespresso nella maggior parte dei docenti italiani.

Cosa è accaduto negli ultimi anni?

E’ accaduto che un certo gruppo di docenti (in special modo alla primaria e in special modo i docenti delle cosiddette STEM) ha iniziato ad utilizzare il digitale per produrre Unità di Apprendimento più o meno originali.

E’ accaduto che un ristretto gruppo di questi docenti ha iniziato a fare sperimentazione anche originale.

E’ accaduto che il digitale ha iniziato a produrre dei riscontri immediati, visibili, a volte da semplice wow, a volte didatticamente ed educativamente eccelsi.

E’ accaduto che la grossa parte dei docenti italiani, nel giro di pochissimi anni, è rimasta tagliata fuori da tutto questo mondo, o perché non se ne è accorta, o perché non lo reputa fondamentale per la scuola o perché ne ha timore o perché non ha tempo e voglia di mettersi in discussione.

E’ accaduto che in 700 anni , dopo Dante, il pensiero umano si è evoluto e nuove discipline , nuove tecniche sono degne di essere studiate, vissute.

Ritorniamo al lavoro personale su Dante, il video esplorazione virtuale  sarà anche una cavolata, ma ha sicuramente scatenato una discussione che ha coinvolto altri docenti (c’era chi, la maggior parte, annuiva fiero sull’uso di una didattica fortemente basata sulla trasmissione delle conoscenze), li ha stimolati a cercare di ricordare come fosse questa selva oscura e cosa fosse questa lonza.

Avrà in parte incuriosito su come creare un gioco su Dante che vada oltre l’uso di semplici domande testuali!

Alcune domande mi sono venute alla mente dopo questa discussione: cosa è allora una buona didattica? Quali contenuti, se ci sono,  sono scolastici e quali no? Ed ancora , ha senso parlare di contenuti o di competenze? Cos’è una parafrasi?

Sono un uomo di scienza, non perché sono banalmente laureato in fisica, ma perché fin da piccolo ho cercato di guardare la natura con occhi da scienziato, interrogandola, analizzandola, cercando di cogliere in essa delle leggi generali, oggettive, più o meno inconfutabili. Ho cercato insomma di creare dei modelli mentali  matematici che potessero spiegare i fenomeni osservati e prevederne di nuovi.

Proprio perché resto un uomo di scienza, i miei interventi sulla didattica sono pochi , perché essa è una disciplina non facilmente modellizzabile.

Eppure alcune idee , assolutamente empiriche me le sono fatte

  1. Il digitale non è la cura , la soluzione ai mali della scuola italiana. Anzi il digitale ha dentro di se un tumore, un tumore che paradossalmente si espanderà sempre di più. Il tumore risiede nella didattica !
  2. Non so cos’è una parafrasi, ed ancora non ho cercato il suo significato, ma una cosa mi balena scandalosamente alla mente: pur avendo studiato Dante al liceo esso non mi è servito a nulla, o almeno ha apportato al mio modo di ragionare, alla mia crescita personale, umana, le stesse cose che ha dato l’equazione di campo di Dirac, le leggi sulla robotica di Asimov, una serata con birra pizza e telescopio con amici, un problema arduo di coding!
  3. La scuola italiana ed i suoi docenti sono schiavi dei contenuti. Occorre fare questo e quello perché lo si è sempre fatto, occorre studiare certe cose perché ti preparano per il futuro.Eppure la scuola italiana sta capendo che non ha più il monopolio della conoscenza, se un ragazzo di 15 anni impara a fare una App da un tutorial in rete oppure realizza una startup innovativa, allora forse qualche domanda i docenti italiani dovrebbero farsela
  4. Se uno studente ti fa una App da un tutorial in rete in pochi minuti ed un docente con una Laurea non sa farla, allora forse uno studente qualche domanda su cosa sia la Scuola dovrebbe farsela!
  5.  Lo scontro tra il digitale e il non digitale è solo apparente. Lo scontro è tra i diversi modi di fare didattica. Qualcuno dice che esiste LA DIDATTICA, io credo che esista il docente, che indossa un suo personale abito. La vera rivoluzione e/o innovazione nella didattica non sarà il digitale ma avverrà , se avverrà, lavorando su quelle che sono gli aspetti critici o positivi del nostro personale modo di fare didattica!
  6. Noi delle discipline scientifiche, o almeno io, utilizziamo il digitale per “professione”, per me vi è poca differenza tra il fare una App, dimensionare una resistenza su Raspberry o costruire un esperimento di tipo povero. Poco importa se la gittata la descrivi con carta e penna o la fai discretizzando a derivata centrale la seconda legge di Newton o con Scratch mostri l’evoluzione analitica del moto. Eppure  una collega che mi vuole spiegare Dante utilizzando un robot mi incuriosisce, ma nello stesso tempo mi spaventa, perché o assume un atteggiamento di cambio radicale di contenuti e metodologie oppure semplicemente sta forzando i propri mediatori didattici
  7. Da un test emerso con alcuni docenti, scopro che la maggior parte ritengono di avere una sufficiente preparazione digitale, si ritengono collaborativi ed utilizzano forme di comunicazione social con i loro studenti. Allo stesso modo ritengono prioritaria una formazione che non sia specifica, ma rivolta all’utilizzo didattico del digitale. Le stesse domande, rivolte agli studenti, dicono che questi stessi docenti sono assolutamente tradizionali e frontali, usano il libro di testo  e la Lim come lavagna, non praticano il digitale. Il digitale per i docenti e gli studenti sono due cose diverse. Come è diverso il digitale per una azienda che vende digitale educativo, come è diverso il digitale visto dagli occhi di chi fa didattica!!!
  8. Una grossa fetta dei docenti italiani non sarà mai attratta dal digitale e neppure dalla didattica. Una grossa fetta dei docenti italiani  utilizzerà il digitale perché fa dire wow, perché è facile, perché è figo, perché fa andare sui giornali, e non sempre farà didattica. Un certo numero di docenti italiani si occuperà di didattica e utilizzerà strumenti digitali in maniera critica, efficace, significativa.
  9. Occorre guardare all’educazione  con una lente fish eye, una lente che ci dia una visione d’insieme, a volte un po’ distorta. Occorre guardare dentro di se e chiedersi: le mie priorità didattiche quali sono? Cosa lascio o voglio lasciare ai miei studenti? Mettiamo da parte un po’ di egocentrismo.
  10. Mi piaceva finire con il punto 10. Anche senza conoscere cosa sia una parafrasi o lo stesso Dante, si può diventare fisici !!!!!!