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Categoria: Didattica Tecnologia
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Come passa un pomeriggio qualunque un qualunque professore di scuola media? Beh chiariamo le idee sul fatto che non ha poi tutto il tempo libero che gli si attribuisce e che spesso dedica tempo ai suoi studenti ben oltre le sue canoniche diciotto ore mattutine.

Beh, a dirla tutta, un po’ di tempo libero lo abbiamo, anzi me lo ritaglio, ma altre volte si passa qualche ora persi nella rete alla ricerca di un qualche corso di formazione che ti faccia venire qualche idea da trasferire in classe.

In uno di questi, interessante soprattutto per l’enorme condivisione di idee tra colleghi, si parlava di Smart Object e della possibilità di raccontare in classe ai nostri allievi quello che stavamo vedendo in un video. Di più, ci chiedevamo se i ragazzi fossero capaci di immaginare uno smart object, magari strano, ma che potesse in certo qual modo essere innovativo ed originale.

Sfida accettata e tutti pronti alla discussione e, proprio quando mi aspettavo pispoli genuflessi o saltafanchi a bielle ritorte, uno dei ragazzi ha alzato la mano e mi ha detto – PROFESSORE E SE PROVASSIMO A FAR PARLARE LUIGI?

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Luigi è un ragazzo sfortunato. Vive dall’età di 4 anni su una sedia a rotelle speciale a causa di una rara malattia neurologica degenerativa. Non controlla il suo corpo, fatica a girare la testa e ad alzare da solo un braccio ed ovviamente non parla se non con sconnessi ed inarticolati suoni da cui si riesce a stento a distinguere un sorriso da un gemito di dolore.

Luigi è stato il momento più difficile della mia breve carriera di insegnante, il mio spavento più grande quando lo ho visto la prima volta in classe. Non sapevo come comportarmi, come parlare, come parlare alla classe in sua presenza, ma i ragazzi sono stati fantastici. Con la naturalezza che è della loro età mi hanno insegnato, con l’esempio, come trattare Luigi come uno di loro. Lo coccolano, lo accarezzano, gli parlano, giocano con lui e lo assistono quando ha bisogno, insieme alla Professoressa Teresa Granato, sua insegnante di sostegno.

PROFESSORE E SE PROVASSIMO A FAR PARLARE LUIGI? Perché no, proviamoci, mi sono detto. In effetti qualcosa di confortante c’era. Luigi reagisce agli stimoli, se uno scherza con lui facilmente sorride e se uno lo tratta con durezza piange e si dispera e quindi esiste la possibilità di comunicare.

Cercavo un’idea e poi ho conosciuto un uragano, Francesco Piersoft Paolicelli, che mi ha regalato una straordinaria idea che potete trovare al link che segue (http://www.coderschoolitalia.it/?p=1563).

Abbiamo preso l’idea e la abbiamo realizzata.

Parliamo di robotica elementare in cui abbiamo utilizzato un microcontrollore della serie Arduino, un sensore ad ultrasuoni per misurare una distanza e una versione dedicata di Scratch (mblock, http://www.mblock.cc/download), utilissima per consentire ai ragazzi di avvicinarsi alla programmazione informatica come raccontato nei miei articoli precedenti sul coding (CODING: un approccio semiserio al pensiero computazionale (prima parte) e CODING: un approccio semiserio al pensiero computazionale (seconda parte)).

In particolare abbiamo usato una scheda Arduino Nano come mostrato in figura

luigi

La abbiamo collegata con un misuratore di distanza ad ultrasuoni dal nome avveniristico HC-SR04, utilizzando una breadboard da circa 120 Pin già cablata.

ultrasuoni

I collegamenti li abbiamo fatti e riassunti schematicamente col software fritzing gratuito

schema fritzing

Non restava che iniziare a divertirsi montando il nostro piccolo robottino.

insieme

 

proviamo

 

a far parlare

 

e allora

 

Infine abbiamo programmato il comportamento del robot. Semplicemente gli abbiamo chiesto di far partire un messaggio registrato quando la distanza fosse diventata inferiore ad una certa soglia impostata in precedenza, in questo caso 30 centimetri (datemi un ciclo if/then e vi regalo un sorriso).

Di seguito il programma prima dell’inserimento del suo registrato dai ragazzi.

programmazione

 

Beh quanto eravamo entusiasti. Dovevamo solo provarlo. Abbiamo preparato tutto e, con l’aiuto immenso della professoressa Granato, abbiamo delicatamente mosso il braccio di Luigi che all’inizio ne era addirittura infastidito.

Alle prime ripetizioni del suono Luigi è rimasto impassibile. C’era confusione, chiacchiericcio, e poi, lentamente ha percepito che era proprio quel suo movimento a generare quel suono. Quella correlazione causa effetto che gli mancava ora era stata stabilita. Luigi sorrideva e continuava a guardare verso quell’aggeggino con cui la foto dei suoi amici parlava con lui.

Non mi va di dilungarmi su didattica, competenze, ricadute interdisciplinare ed altre cose del genere, mi va solo di fare un’ultima considerazione.

Luigi ha parlato? Luigi ha comunicato con noi? No, non ancora, ma Luigi ha sorriso, Luigi ha compreso che una sua azione ha determinato un risultato, Luigi ha percepito l’affetto di chi lo circondava e, ne sono certo, è stato felice.

vailuigi ok

 

Quante altre cose possiamo fare con Luigi e non ci fermiamo certo qui ora che, con quel sorriso, Luigi, ci ha fatto entrare nel suo mondo.

Un grazie speciale ai miei ragazzi, Simone Abate, Anella auletta, Luca Caliendo, Carmen comentale, Ludovica e Maria Antonia Concilio, Maria Crispo, Mario Cuomo, Salvatore D'Avino, Cristina Di Maio, Francesco Guarini, Gabriele Lepre, Maicon Maiorano, Gerardo Montuori, Ludovica Palescandolo, Federica Pepe, Cristian Petrosino, Donato Russo, Alessandro Salerno, Martina sica, Chiara Tafuto, Giuseppe Varone e Luca Vicidomini per aver saputo trasformare un'esercitazione di microelettronica in pura emozione.

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